Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)
IUS CANONICUM - Forteenth International Conference «Questioni sul tema della provisione canonica degli uffici ecclesiastici» 11th February 2013 Velasio De Paolis, C. S., Il Codice del 1983 ultimo documento del Vaticano II
230 VELASIO DE PAOLIS, C.S. Lo stesso Sommo Pontefice in un breve intervento ebbe ad affermare che II Codice è frutto del Concilio: “Il Concilio Vaticano li fu realizzato negli anni 1962-1965. La riforma del Diritto Canonico doveva seguire le orme del Concilio. Ed ecco che, nel 24° anniversario del primo annuncio, anche quell’in- tendimento di Papa Giovanni diviene realtà ai nostri giorni.”17 Nel presentare il codice del 1983 il Papa Giovanni Paolo II lo qualificò come l’ultimo documento del Vaticano II. Si differenzia dal codice del 1917: “Per essere compreso, questo Codice deve essere studiato seriamente. Esso non è ciò che fu il Codice del 1917: l’unificazione e la purificazione del diritto esistente, secondo gli intendimenti di quel pastore incomparabile che fu san Pio X. Il Codice del 1983, promulgato e mandato in vigore in quest’anno della Redenzione, è un Codice molto differente. Esso si inserisce, certo, nella tradizione ecclesiale, ma la vivifica con lo spirito e le norme conciliari. E’ il Codice del Concilio e, in questo senso, è ‘Tultimo documento conciliare”, il che indubbiamente costituirà la sua forza e il suo valore, la sua unità e il suo irraggiamento”. La verifica va fatta particolarmente nell’esame delle fonti: “Quando avremo davanti agli occhi le “Fontes Novi Codicis”, ci stupiremo e ci meraviglieremo di vedere dei testi canonici così densi e sicuri affondare le loro radici nella dottrina del Concilio e nell’esperienza che ne è seguita. Questo ci ha consentito di apprezzare meglio certe norme conciliari e di evitare gli abusi causati a volte da loro applicazioni azzardate o false interpretazioni”.18 Cosò lo studio del Codice è anche lo studio del Concilio: "Studium Codicis, schola Concilia E’ proprio così che occorre vedere lo studio prolungato del Codice: la percezione delle connessioni che collegano i canoni tra loro, la comprensione dello spirito che li unifica, l’applicazione pastorale che deve farne l'attuazione sempre più fedele del Concilio, l’adattamento voluto dal Concilio ai paesi, alle culture ed alle situazioni differenti, la competenza riconosciuta nel Codice ai vescovi diocesani ed alle conferenze episcopali sono un segno e una missione nuova, di cui tutto il popolo di Dio prenderà coscienza a poco a poco.”19 Il nuovo Codice diventa allora il Codice del popolo di Dio in cammino con la Chiesa: “Infatti questo Codice è il Codice del Popolo di Dio, dove è stabilita la struttura della Chiesa, dove è facilitata l’apertura allo Spirito, dove è espressa la fedeltà ai doni e carismi diversi, dove è rafforzato l’autentico diritto, dove viene edificata l’unità nella comunione.”20 17 Communicationes 15 (1983) 17. 18 Communicationes 15 (1983) 125. 19 Communicationes 15 (1983) 125. 20 Communicationes 15 (1983) 125.