Folia Canonica 12. (2009)
STUDIES - Carlos Larrainzar: Metodi per l'analisi della formazione letteraroa del Decretum, Gratiani. "Tappe" e "Schemi" di redazione
50 CARLOS LARRAINZAR Cause o anche alle ‘parti’ sistematiche dei Decretum. Malgrado questa eterogeneità l’opéra mantiene una unità formale di stile e, per questo, il complesso unitario dei testo puô frammentarsi in 129 paragrafi, numeri o sezioni, blocchi sempre intro- dotti dalTespressione agitur etiam in ea, come accade qui in questo numero 10. I paragrafi sono 134 se aggiungiamo il riassunto della tertia pars. Dentro moite di queste 129 o 134 sezioni si trova reiterata 1’epressione os- tenditur etiam in ea, o anche monstratur etiam in ea. E puô allora verificarsi questo fatto: questi paragrafi retti direttamente da ostenditur o da monstratur, non da agitur, corrispondono nella generalità dei casi a blocchi dei Decretum ehe oggi sap- piamo essere un ampliamento della redazione più antica.41 Stando cosi le cose, le coincidenze e le corrispondenze che si sono rilevate nell’esempio di q.7 non sono allora un indizio assai importante del fatto ehe i diversi schemi furono anche tappe diacroniche della redazione? Nel testo di questo numero 10 pubblicato neWAppendice III si puô verificare la diacronia, ma a rovescio: dunque non ‘verso l’indietro’ ma ‘verso l’avanti’. La prova viene dal manoscritto O di Oxford. Questo codice è l’unico del gruppo dei 28 nel quale In prima parte agitur è trascritto a sé, indipendentemente da un Decretum. L’opera vi compare sola, isolata, insieme a una Summa di Sicardo da Cremona. Si osservi ora l’apparato critico. Le lezioni del manoscritto di Oxford sono genuine, quasi integralmente conformi all’archetipo; lo stesso accade per molti degli altri 27 manoscritti. Nondimeno in confronta a questi O mostra qualcosa di assolutamente singolare: la sua redazione è arricchita con addizioni significative dal punto di vista dottrinale. Nel caso di q.7 si traita evidentemente dell’ad- dizione d eü’eventu rei, che fa eco alla costruzione dottrinale della dispensa. Do- po quanto si è detto, la logica ci porta ad affermare ehe questa modifica deve collocarsi in un tempo successivo a quello della redazione originale antica. Si ha qui, poi, una conferma dei valore metodico delle distinzioni proposte. Ma, soprattutto, ciô che è più importante: In prima parte agitur ci dà la possibili— tà di distinguere strati di schemi nelle redazioni dei Decretum, la possibilità di for- mulare ipotesi plausibili sui suoi contenuti antichi, ipotesi ehe possono orien- tare gli studi monografici dei quali parlavo all’inizio. E, poi, una guida iniziale ehe dovrà essere certamente verificata, e tuttavia si âpre qui una strada per ri- portare alla luce YUr-Gratian senza dover necessariamente sperare nel ritrova- mento di nu ovi manoscritti. J1 Per questo motivo serve lo ‘smontaggio’ (desguace) del Decretum Cratiani divulgato in due redazioni cronologicamcnte susseguenti l’una all’altra, come suggeri Anders Winroth nel 1996. Oggi, tuttavia, possiamo affermare ehe la erste Redaktion puô essere ‘smontata’ nuovamente e secon- do criteri sicuri. Cfr. J. M.-VlEJo-XlMÉNEZ, ‘Costuras y descosidos en la version divulgada del Decreto de Graciano’, Ius Ecclesiae 21 (2009) 81-102. Qui l’autore mostra con dati incontrovertibili le tracce, interne a questa “prima” redazione, a partire dalle quali si puô affermare con certezza ehe la stessa non è “la prima” e ehe, perciô, puô essere “scucita” in determinati luoghi, se il complesso della redazione è da intendersi corne un patchwork. Cosi poi l’autore utilizza un’altra immagine si- mile a quella del desguace (si veda supra nota 26) per dcscrivere un’identica realtà.