Folia Canonica 12. (2009)

STUDIES - Carlos Larrainzar: Metodi per l'analisi della formazione letteraroa del Decretum, Gratiani. "Tappe" e "Schemi" di redazione

METODI PER L’ANAUSI DELLA FORMAZIONE LETTERARIA... 47 In un secondo momento, dopo aver riflettuto sulle eccezioni in riferimento al particolare tema dell’eresia, si riuscirà a focalizzare un altro aspetto, un assun­to diverso. Il processo logico è il seguente: se per misericordia tolleriamo pro tempore e pro persona ponendo attenzione alla singolare pietà, nécessita o utilità delTeretico convertito, e se, d’altra parte, come ricorda d.p.c.17 Dió non fa ec­cezioni di persona (Act 10,34), ne consegue allora ehe quando si individuerà una convenienza si potrà sempre dispensare, a chiunque e in qualunque circostanza: appunto, pro euentu rei. In questo modo Yeccezione si va tramutando in principio, un nuovo principio generale astratto sul quale la dottrina decretistica posteriore — magister Rufinus, in particolare — costruirà la teória della dispensa.36 L’armonizzazione intima delle redazioni è qui tanto equilibrata secondo la concordanza dialettica ehe, senza queste analisi, difficilmente si potrebbe indivi- duare la pluralità degb schemi ehe costruiscono il discorso. In un primo momento si è andati dal principio all’eccezione trattando di eretici; in un secondo momento da queste eccezioni particolari si perviene a un principio generale vahdo per tutti i fedeli. Si tratta ad ogni modo di due terni distinti: una cosa è tollerare ‘il male’, multorum crimina que ecclesia tolerat, altra cosa è ‘attendere al bene particolare di ognuno’, la legge uti singuli, che è a fondamento dell’istituzione della dispensa canonica. In un Decretum utilizzato come manuale vivo di docenza, lectio e quaestio, dovette accadere naturalmente che si aggiungesse la glossa pro euentu rei nella nu- merazione delle eccezioni di questo d.p.c.5 — nel momento in cui si commenta- va già direttamente la dispensa — lasciando nella penombra il riferimento partico­lare a eretici e simoniaci. Questo è quanto si scopre nella tradizione manoscritta dei Decretum vulgatum: il manoscritto Bi di Biberach, tra gb altri, reca questa addi- zione et pro euentu rei come glossa interlineare al d.p.c.5 (fol.96rb). Molli altri co­dici la integrano in seguito nella redazione, ed è cosi ehe si trova in Friedberg.37 6. Non posso indugiare öltre in queste riflessioni, né posso sofFermarmi sugb altri, molteplici aspetti dei quadro grafico che ho presentato. Questo non sig­36 Cfr. E. Baura, La dispensa canonica della legge (Milano 1997). È una monográfia semplice ma di ottima fattura, perché centra molto bene l’oggctto délia sua ricerca. Si vedano inoltre l’opera classica di J. DE Brys, De dispensatione in iure canonico praesertim apud decretistas et decretalitas usque ad medium saeculum decimum quartum (Brugis-Wetteren 1925) ej. García Arias, C.l q.7 dei Decreto de Craciano. El origen de Ia doctrina canonica sobre Ia dispensa. Thesis ad Doctoratum in lure Canonico par­tialiter edita (Roma 1999), dove si afferma con chiarezza che Rufino di Bologna fu il primo cano- nista a formulare una “nozione tecnica” di dispensa, e che lo fece a partire da C.l q.7 d.p.c.5. 37 Si veda l’omissione del pro euentu rei di C.l q.7 d.p.c.5 nelle redazioni di Sg (42b) Aa‘ (115r) Bc (118ra) Fd (26ra) P (104rb) o anche, al contrario, la sua inclusione in edR 1.793-94 e in edF 1.430 o in codici quali Cd (51vb) Mc (93vb) Mk (87va) Pk (96rb) Pq (81vb), per non indicame se non al- cuni tra i molti. Se questa interpretazione è corretta, allora riferimenti come questi servono per va- lutare e sceglierc tra i codici antichi - assai meglio dei puro confronto lachmaniano di similitudini testuali - e per rendere operative le tre nozioni ehe Regula Gujer proponeva già nel 1996: Text­stufe, Textform, Textqualität. Ossia: distinguere tra la tappa o stadio di svolgimento della redazione ehe présenta un codice, la forma nella quale si mostra la sua letteralità e la qualità in sé del mano­scritto; senza chiarezza su questi aspetti è difficile operare scelte corrette per una edizione critica che abbia la pretesa di superare i limiti del metodo di Lachmann; cfr. supra nota 10.

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