Folia Canonica 12. (2009)
STUDIES - Carlos Larrainzar: Metodi per l'analisi della formazione letteraroa del Decretum, Gratiani. "Tappe" e "Schemi" di redazione
36 CARLOS LARRAINZAR mente solo in tempi molto posteriori a questa redazione.15 Per questo in Aa possiamo incontrare correzioni che Bc Fd aggiunsero in seguito, correzioni che a loro volta possono mancare in P; corne è d’altra parte possibile imbattersi in alcune letture antichissime, perdute già in Bc Fd, o scoprire lezioni molto tarde del Decretum divulgato ‘dentro’ la forma testuale antica. In tale contesto è questione quasi dei tutto secondaria e senza importanza16 ehe il manoscritto P sia stato o meno un apografo di Bc: a parte il fatto che solo con questi due codici non si va öltre la Causa 12. Sic stantibus rebus il confronto ‘sincronico’ delle lezioni di Aa con Bc Fd P puô solo generare oscurità, confusione, complicazioni alTinvestigazione di chi voglia approfondire con metodo la storia della stessa redazione. Questa è, a mio modo di vedere, la ragione fondamentale per evitare di intraprendere la strada ehe porta a tale edizione preliminare. Questa contaminazione acritica di lezioni ci spingerebbe a non compiere nuove ricerche, garantendoci un riposo non meritato. Per parte mia non ho titubanza, né perplessità alcuna in questo giudi- zio: semmai la certezza ehe non possiamo e non dobbiamo rendere semplice quel che è in se stesso complesso. Non c’è, tuttavia, solo questo. Volgendo ora lo sguardo altrove, e tornando con la memoria alle tecniche utilizzate in questo genere di ricerca nelle decadi trascorse, dobbiamo prendere coscienza dell’enorme progresso dei mezzi a nostra disposizione. Un miglioramento di tale portata da far ritenere che non vi sia bisogno oggi di un’edizione di questi codici: né di ognuno in particolare, né, e meno ancora, delle loro lezioni mescolate. Quando compiamo le nostre ricerche settoriali sui Decretum, ricerche nelle quali l’indagine suile fonti formali della testualità risulta fondamentale, è certamente meglio tenere quei testi diret15 Se ne veda un esempio in L. P. Tarín, Craciano de Bolonia y la literatura latina. La distinión treinta y siete del Decreto (Madrid 2008) p. 87. Questa monográfia contiene la sostanza della tesi di dottorato difesa dallo stesso Tarin nella Université Complutense nel 2003 c, per quanto sia stata pubblicata nel 2008, non ha tenuto conto dei lavori da me pubblicati dopo quella data, le conclusioni dei quali coincidono con la sua pmdentc valutazione dei codice Sg. Commentando il mio studio su questo manoscritto andato in stampa nel 1999 Tarin afferma: “En estas argumentaciones cronológicas de Larrainzar, parece existir una idcntificaciôn temporal, en nuestra opinion, errónea, del texto presente en Sg y la fase textual que Sg testimonia. Nos referimos a su afirmación de que el estado de la obra en 1147 es el que refleja Sg" (p. 35). Non è difficile condividcre questa osser- vazione, cosi corne le riflessioni che seguono aile pp. 35—36 (in particolare la nota 44). Nel mio studio su Sg del 1999 non esaminai direttamente la relazione fiiologica di questo codice con gli altri manoscritti antichi, né al tempo avevo le idee chiare sul tema; assai presto, nei lavori posteriori, ho assunto la qualificazione del manoscritto come codice secondario o derivato, distinguendo nettamente tra il momento della sua elaborazione e la indiscutibile datazione antica della “redazione” della quale testimonia l’esistenza. 16 II tema fu proposto per la prima volta da Luis P. Tarin, discutcndo le considerazioni di Rudolf Weigand, nello studio P. P. TarIn, ‘An secularibus litteris oporteat eos esse eruditos? Il testo di D.37 nelle tappe antiche del Decreto di Graziano’ in E. DE León (ed.), La culturagiuridico-canonica medioevale. Premesse per un dialogo ecumenico (Milano 2003) pp. 469—511. In seguito lo studioso tornô sulla questione nella monográfia citata supra nota 15, aile pp. 87-89. Cfr. la mia opinione sul tema in C. Larrainzar, ‘L’edizionc critica’ supra nota 1 pp. 85-86.