Folia Canonica 11. (2008)
PROCEEDINGS OF TENTH INTERNATIONAL CONFERENCE. "Questioni attuali intorno al Battesimo" Budapest, 4th February 2008 - Agostino Montan, "Formule teologiche": Variabilita e limiti nella dottrina e diritto sacramentale
192 AGOSTINO MONTAN La questione «variabilità e limiti della dottrina» è ad un tempo teologica e canonica. Nel titolo della relazione è formulata in termini generali. Mi limito ad alcune considerazioni ugualmente generali. Ho già segnalato ehe il decreto Unitatis redintegratio, n. 17, pone alcune af- fermazioni riguardo alie «autentiche tradizioni teologiche degli orientali». Sono “autentiche”, afferma il testo, per diverse ragioni: a) sono radicate eccellente- mente (eximio modo) nella Scrittura; b) sono coltivate ed espresse dalia vita litur- gica: per gli orientali la liturgia è dottrina vissuta; c) sono alimentate dalla viva tradizione apostolica, dagli scritti dei Padri e degli scrittori ascetici orientali (si noti 1’inciso: “viva tradizione apostolica”: c’è qui il fondamento delfapostolic- ità delle Chiese ortodosse); d) tendono a una retta impostazione della vita, anzi alla piena contemplazione della verità cristiana. Sono autentiche, e quindi non meramente polemiche, le tradizioni teologiche ehe si caratterizzano per gli elementi descritti. Anche il documento della Commissione Teologica Intemazionale L’unità della Jede e pluralismo teologico (1972) affronta la questione dei criteri ehe con- sentono di distinguere le formule teologiche vere da quelle false. Prioritaria è l’affermazione: «Il criterio ehe consente di distinguere tra il vero e il falso pluralismo è la fede della Chiesa espressa nell’insieme organico dei suoi enunziati normativi» (n. 7). Si intrecciano in questa prima indicazione la sacra scrittura, la tradizione e la Chiesa, depositaria e custode delle verità della fede. La Chiesa è il soggetto conglobante, nel quale è data l’unità delle teolo- gie. E la Chiesa il vero soggetto della teológia poiché la divina rivelazione è custodita, tramandata e interpretata dalla Chiesa. Ne deriva che ogni questione teologica è inevitabilmente una questione ecclesiologica poiché rimanda a un certo modo d’intendere la Chiesa. Sono poi indicati i criteri ehe consentono di distinguere tra il vero e il falso pluralismo: «il criterio fondamentale — si legge nel documento - è la scrittura in rapporto alia confessione della Chiesa credente e orante. Tra le formule dog- matiche, quelle degli antichi concili hanno la priorità. Le formule che espri- mono una riflessione del pensiero cristiano sono subordinate a quelle ehe espri- mono i fatti stessi della fede»15. Con “Chiesa orante” si fa riferimento alla lex credendi che trova espressione nella lex suplicandi. Il pluralismo — osserva ancora il documento della Commissione teologica intemazionale - «trova il suo limite nel fatto ehe la fede créa la comunione tra gli uomini nella verità divenuta accessibile mediante il Cristo. Ciô rende inam- missibile ogni concezione della fede ehe la riducesse ad una cooperazione pura- mente pragmatica senza comunità nella verità. Questa verità non è vincolata ad 4. «VARIABILITÀ E LIMITI DELLA DOTTRINA» CTI, L’unità delta Jede, 45.