Folia Canonica 10. (2007)

STUDIES - Andrej Saje: Lo sviluppo della forma della celebrazione del matrimonio nella Chiesa Occidentale e nella Chiesa Orientale nel caso in cui manca l'assistente competente

72 ANDREJ SAJE I. RICCHEZZA E DIVERSITÀ DEI RITI DEL MATRIMONIO NEL PRIMO MILLENNIO I cristiani dell’antichità non avevano una forma propria per la celebrazione del matrimonio. Essi seguivano la prassi del luogo in cui vivevano. La Chiesa degli inizi considerava il matrimonio come un’istituzione proveniente dal diritto natura­le, che non richiedeva alcuna forma particolare. In occasione della celebrazione del matrimonio in ambito domestico, spesso si richiedeva la benedizione patema. Successivamente, a partire cioè dal IV secolo, si cominció a diífondere, sebbene solo gradualmente, una liturgia nuziale, nella quale un vescovo o unpresbitero be- nediceva gli sposi.2 Da questo periodo in poi, in Occidente e in Oriente comincia- rono le prime diversità per quanto concerne la celebrazione dei matrimonio. La prassi occidentale, dove il sacerdote benediceva gli sposi, pur essendo consigliata fin dai primi tempi, non fece attribuire mai alla presenza dei sacerdo­te un significato propriamente ministeriale, poiché cio ehe costituiva il matrimo­nio era il consenso degli sposi. In alcune Chiese d’Occidente, soprattutto a Roma e in Italia, si sviluppô una liturgia nuziale ehe coesisteva con le forme civili, la quale perô divenne obbligatoria solo nel secolo XI ed anche allora non venne considerata come una condizione per la validité. La benedizione del sacerdote veniva considerata piuttosto come un onore. La Chiesa occidentale aveva ripre- so il concetto del matrimonio romano, secondo cui esso nasce dal consenso degli sposi,3 sostenuto anche dalla lettera di Nicolô I (858-867) nell’866 ai Bulgari,4 incontrando pero una forte resistenza tra le tribù germaniche che vedevano nella conclusione dei matrimonio anche un patto tra due famiglie e percio richiedeva- no, öltre al consenso degli sposi, anche il consenso di coloro ehe avevano potere su di essi.5 Dopo un periodo di controversie a livello teorico, la Chiesa giunse ad 2II diritto matrimoniale della Chiesa di questo periodo è privo di prescrizioni formali. «Le fonti pongono in grande rilievo lo svolgimento della cerimonia ecclesiastica dei matrimonio con la benedizione dei vescovo o lo sposalizio effettuato dal vescovo, dal presbitero o dal dia­cono. Tuttavia manifestano pure ehe la mancanza di un rito nuziale in chiesa non rendeva in­valido un matrimonio» (W. M. Plöchl, Storia dei diritto canonico, I, Milano 1963, 84). Cf. J. Gaudemet,//matrimonio in Occidente, Torino 1989,36-37. 3 Per i Romani, come dice Ulpiano, Telemento causativo, efficiente dei matrimonio è il re­ciproco consensus o voluntas dei nubendi: «Sufficit nudus consensus ad costituenda sponsa­lia» (D.21,1,4). 4 II papa Nicolô I affermé che «secondo le leggi sia sufficiente solo il consenso di coloro della cui unione si tratta» (Risp. Ad consulta vestra, 13 nov. 866, in P. HOnermann (ed.), Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum [DS\, Bolo­gna 1995,643). 3 Cf. J. FREISEN, Geschichte des canonischen Eherechts bis zum Verfall der Glossenlitera­tur, Paderborn 18932, 103-104. Per uno sguardo ai riti matrimoniali védi anche: K. Ritzer, Formen, Riten und religiöses Brauchtum der Eheschließung in den christlichen Kirchen des ersten Jahrtausends, Münster 1962.

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