Folia Canonica 10. (2007)

STUDIES - Dimitrios Salachas: Conciliarita e autorita nella Chiesa - Il concetto del Protos tra i vescovi a diversi livelli nel documento di Ravenna (13 ottobre 2007)

CONCILIARITÀ E AUTORITÀ NELLA CHIESA 19 liazione, ma che essi hanno in comune la stessa responsabilité e lo stesso servizio alla Chiesa. «La dimensione conciliare della vita della Chiesa appartiene alla sua naturapiùprofonda. Ciô équivale a dire ehe essa èfondata sulla volontà di Cristoper i suoi seguaci (cfr. Mt 18,15-20), sebbene le sue realizzazioni canoni- che siano necessariamente determinate anche dalla storia e dal contesto socia­le, politico e culturale» (documento di Ravenna, n. 10). La celebrazione dei pri­mi Concili ecumenici costituiscono il principale modo di esercizio della comu- nione tra i Vescovi. In quei Concili sono stati definiti i dogmi fondamentali della fede eristiana, quali quelli della Trinité e del Verbo di Dio incarnato da Maria Vergine. Non di minore importanza per Tesercizio della conciliarité sono i sino- di particolari celebrati in diverse province. II. ÁTTUALIZZAZIONE CANONICA DELLA CONCILIARITÀ «Definita in questo modo, la dimensione conciliare delta Chiesa deve esserepre­sente nei tre livelli della comunione ecclesiale, locale, regionale e universale: a livello locale della diocesi affidata al Vescovo; a livello regionale di un insieme di Chiese locali con i loro Vescovi ehe "riconoscono colui ehe è il primo tra loro " (Canone degli Apostoli, 34): ed a livello universale, coloro ehe sono i primi (pro- toi) nelle varie regioni, insieme con tutti i Vescovi, collaborano per ciô che ri- guarda la totalilà della Chiesa. Inoltre a questo livello, i protoi debbono ricono- scere chi è il primo tra di loro» (documento di Ravenna, n. 10). La dimensione conciliare della Chiesa si attualizza ai tre livelli della vita di comunione ecclesiale: a) quello della Chiesa locale affidata a un Vescovo; b) quello di un insieme di Chiese locali con i loro Vescovi ehe riconoscono tra di loro colui ehe è il primo; c) al livello della Chiesa universale in cui la cooperazio- ne dei primi [protoi) delle diverse regioni è indispensabile per ciö che riguarda Tinsieme della Chiesa; a questo livello anche essi devono riconoscere chi è pri­mo tra di loro. Nel corso della storia, la Chiesa in oriente ed in occidente ha conosciuto sva- riate forme di esercizio della comunione tra i Vescovi, ma principalmente la via sinodale o conciliare. Sin dai primi secoli si istaurava una distinzione ed una ge- rarchia [taxis) tra Chiese di fondazione più antica e Chiese di fondazione più ré­cente, tra Chiese madri e Chiese figlie, tra Chiese delle città maggiori e Chiese più periferiche. Questa taxis troveré ben presto la sua espressione canonica san­cita dai Concili2. In ogni regione sono stati organizzati diversi tipi di sinodi o 2Nicea I, cann. 6 e 7; Costantipoli I, can. 3; can. 28 di Calcedonia; cann. 3,4,5 di Sardica; can. 1 del concilio di Santa Sofia (879-880). Si è in tal modo formata la pentarchia: Roma, Co- stantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gcrusalcmme, anche se ncl cors della storia sono ap- parsi al di fuori della pentarchia altri Vescovi, metropoliti, primati e patriarchi.

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