Folia Canonica 9. (2006)

STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano

74 CARLOS LARRAINZAR di avanzare una teorizzazione unitaria sulla storia letteraria complessiva della re- dazione o delle redazioni e anche della sua patemità. In questo momento ci pare tuttavia che qualsiasi tentativo di esplicazione generale, complessiva, della sto­ria letteraria dei Decretum Gratiani sia premature. Lo studio della Redaktionsgeschichte di quest’opera richiede oggi - a mio modo di vedere — un cambio di prospettiva, che consiste nel non considerare la testualità come un risultato finale stabile, e nel focalizzare l’attenzione sui pro­cesso in se stesso — nella sua complessità — dal quale deriva questa concreta reda- zione come risultato. Per questo scrissi alcuni anni fa: se l’opéra di Graziano è un testo vivo nel corso di un’ampia sequenza temporale di diverse tappe, “il primo problema ádVedizione critica è, a mio modo di vedere, non tanto la ‘scelta dei codici’, quanti e quali, bensi Tindividuazione dei testo che si pensa di editare’ o, in altri termini, la determinazione dei momento temporale dell ’evoluzione del te­sto del quale si pretende di editare una redazione dell’opera; se non si fa questo, l’indeterminazione temporale porta per forza a una recensio mixta ‘astorica’ di letture ehe sono scelte solo secondo gli apriorismi del metodo lachmaniano”,11 ehe viene applicato allora senza criterio. Siamo dunque soliti avvicinarci ai manoscritti per analizzare i testi fino alia loro genesi, immaginando i possibili modelli utilizzati per la produzione dei co­dici e il loro peculiare conteste temporale, giacché in quelli si verifica a un tempo la “presenza” e la “trasformazione” delle redazioni. Ci sforziamo di evitare che a guidare le nostre scelte siano apriorismi logici di metodo, siano lachmaniani o di altre scuole, e riteniamo d’altra parte ehe ogni codice sia un unicum, nel senso il­lustrato alcuni anni fa da Manlio Bellomo.12 Per tutti questi motivi credo che sen­za una valutazione differenziata dei codici in una prospettiva storica — che tra le 11 Cf. C. Larrainzar, ‘El borrador de la Concordia de Graciano: Sankt Gallen Stiftsbi- bliothekMS 673 (=Sg)\ in Ius Ecclesiae 11 (1999) 593-666 ela citazione a 649, qui nella tra- duzione italiana. Questo sforzo di distinzione tra gli “stadi dei testo” è ben presente nelle ri- flessioni su C. 19 q.2 c.2 di T. Lenherr, ‘Zur Überlieferung des Kapitels Duae sunt, inquit, le­ges (Decretum Gratiani C.19 q.2 c.2)’, in AKKR 168 (1999) 359-384. Si veda inoltre il suo studio complementare ‘Die Freiheit zur vita communis der Jerusalemer Urgemeinde. Ein an­derer Blick auf Due sunt, inquit, leges (Dekret Gratians C. 19 q.2 c.2)’ in Communio in Eccle­siae mysterio: Festschrift Winfried Ayrnans zum 65. Geburtstag (St. Otilien 2001 ), 305-333. 12 Cf. M. Bellomo, ‘Appunti per una metodológia della ricerca storico-giuridica’, in Folia Canonica 2 (1999) 7-20. Ancora si discute se queste riflessioni si possono applicare omeno- e se si fino a ehe punto - alla trasmissione delle auctoritates del Decretum Gratiani e alla for- mazione dei suoi dicta e, nel caso, se sono applicabili a entrambi i tipi di testo nello stesso modo o in modo diverso. Si veda comunque una riuscita realizzazione pratica nella pregiata edizione di R. SORICE, Distinctiones 'Si mulier eadem hora’ seu Monacenses, MIC A-4 (Città del Vaticano 2002), i Prolegomena (ix-xxi) della quale meritano di essere studiati con atten- zione per questa questione dei metodo. Cf. inoltre E. de León, ‘Observaciones sobre la futura edición critica del Decreto de Graciano’ in O. Condorelli (ed.), “Pania rei Scritti dedicati a Manlio Bellomo 2 (Catania 2004) 89-96.

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