Folia Canonica 6. (2003)

STUDIES - Dimitrios Salachas: Il sacramento della penitenza nella tradizione canonica orientale e problematiche interecclesiali

136 DIMITRIOS SALACHAS Libro VIII, 47, 52: «Se un Vescovo o presbitero non accoglie chi si converte dal peccato, ma lo rigetta, sia deposto, perché rattrista Cristo che ha detto: ‘Ci sarà gaudio in cielo per un solo peccatore che si pente' (Le 15,7)». L’atteggiamento condiscendente ma anche esigente della Chiesa antica ver­so i penitenti è confermato dal primo concilio ecumenico di Nicea (325) e dal concilio Trullano (Quinisesto) del 691—692. Il can. 12 del Concilio ecumenico di Nicea I (325) stabilisée: «[...] Per i peni­tenti bisognerà esaminare la loro volontà e il modo di far penitenza. Chi infatti con timore e lacrime, pazienza e buone opere dimostra con ifatti la sincerità del­la conversione, compiuto il tempo prescritto da passare fra gli audientes, potrà essere ammesso a partecipare alia preghiera dei fedeli; dopo di cio, il Vescovo potrà prendere qualche decisione anchepiù mite. Ma chi si comporta con indif- ferenza, e crede che per l’espiazione sia sufficiente questa penitenza, deve senz’altro scontare tutto il tempo stabilito». Il can. 13 stabilisée:« [...] Comere- gola generale stabiliamo ehe il Vescovo, dopo inchiesta, ammetta ail ’eucaristia chiunque si trovi in punto di morte e lo chiedavV0. Si tratta piuttosto del comportamento della Chiesa in quel tempo verso i pec­catori pubblici, senza ehe si possa ancora intravedere degli elementi propria- mente sacramentali. Un testo autorevoie della tradizione orientale che esprime bene il senso dell’attitudine della Chiesa verso i peccatori che prende nome di economia ec­clesiastica e che costituisce un ethos più generale della Chiesa, è offerto dal can. 102 del Concilio che si tenne nella sala a cupola (trullo) del palazzo imperiale di Costantinopoli nel 691-692 ed è percio chiamato Concilio in Trullo. Si riferisce innanzitutto all’esercizio dei sacramento della Penitenza e descrive il ruolo e la funzione dei confessore30 31: «E ’necessario che coloro che hanno ricevuto da Dio la potestà di sciogliere e di legare guardino alla qualità del peccato e alla prontezza, alia conversione dei peccatore e cosi portino una cura adatta alla malattia, affinché - comportan­do si senza misura in un senso o nell’altro - non si manchi nei confronti della salvezza dei sofferente. Infatti, la malattia dei peccato non è semplice ma varia e multiforme; dà origine a moite e dannose conseguenze collaterali, per le quali il male si diffonde assai e va innanzifino a ehe non siferma per laforza di colui ehe guarisce. Cosicché colui ehe ha la scienza medica nello Spirito prima deve ren- dersi conto della disposizione dei peccatore, se inclina verso la salute oppure al contrario con i suoipropri modi richiama su di sé il malanno; quindi controllare 30 G. Alberigo - G.L. Dossetti- p.p. ioannou - C. Leonardi - P. Prodi (a cura di), Con­ciliorum Oecumenicorum Decreta, Bologna 1991, 11-12. 31 Cf. B. Petra, La Chiesa dei Padri. Breve introduzione alVOrtodossia, Bologna 1998, 71-72. La traduzione del can. 102 qui riportata è di questo autore.

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