Folia Canonica 6. (2003)

STUDIES - Dimitrios Salachas: Il sacramento della penitenza nella tradizione canonica orientale e problematiche interecclesiali

IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA NELLA TRADIZIONE CANONICA ORIENTALE 125 Il can. 113 stabilisée: «Cosipure è stato deciso che chiunque avrà detto, che la grazia della giustißcazione ci vierte data per il motivo che quanto ci è stato co- mandato di fare mediante il libero arbitrio, per mezzo della grazia lo possiamo adempiere piii facilmente, come se, non venendo elargita la grazia, potessimo tuttavia anche senza di essa, pur non con facilità, adempiere i comandamenti di­vini, sia anatéma. Dei frutti dei comandamenti infattiparlava il Signore, non di­cendo: Senza di me (li)potete compierepiù difficilmente, ma dice: „ Senza di me non potete fare nulla“ (Gv 15,5)». In questi tre canoni dottrinali il sinodo descrive il senso della nostra giustifi- cazione, e precisamente i rapporti tra grazia divina e conoscenza umana, tra gra­zia divina e volontà umana, tra grazia divina e libertà umana. Inoltre vi si descri­ve gli effetti della grazia. La grazia divina che ci viene data nel santo battesimo da Dio per Cristo no­stro Signore, in női ottiene öltre alla remissione del peccato originale e dei pec­cati personalmente commessi, l’aiuto per non peccare più. Questo aiuto consiste nella grazia divina ehe illumina e âpre la nostra mente per conoscere il bene e il male, ispira nel nostro cuore l’amore e ci dà la forza di volontà per compiere il bene che conosciamo: illuminazione della mente, ispirazione dell’amore, forza di volontà. La grazia rivela Dio e i suoi comandamenti alla conoscenza umana; illumina l’intelligenza per conoscere e perseguire il bene e per conoscere ed evi­tare il male. La conoscenza di Dio e dei suoi comandamenti è un dono di Dio. La grazia ispira nell ’ anima umana 1 ’ amore e fortifica la volontà di perseguire il bene per amore. La conoscenza e la volontà umana da sole non possono perseguire il bene ed evitare il male. Senza la grazia, l’uomo non puö fare nulla di bene; anzi senza la grazia non solo difficilmente possiamo fare il bene, ma non possiamo fare nulla. Le Costituzioni apostoliche o Costituzioni dei Santi Apostoli, autorevole do­cumento storico datato tra gli anni 360-3803, composto di otto Libri, rappresen- tano forse il più completo tentativo di sintesi legislativa della Chiesa antica, ed offrono rilevanti elementi di disciplina penitenziali; riprovano quelli ehe rifiuta- no il battesimo o lo differiscono senza ragione, e raccomandano il battesimo dei neonati; inoltre affrontano la questione dei catecumeni perseguitati senza aver potuto ricevere il battesimo, considerando il martirio per Cristo come un vero battesimo (il battesimo di sangue): «Colui che per mancanza di giusta considera- zione non vuole essere battezzato, sia considerato alia stregua di un infedele e sia 3 D. SPADA - D. Salachas (a cura di), Costituzioni dei Santi Apostoli per mano di Cle- mente, testo italiano annotato, Roma 2001. L’opera non compare come un’opera isolata, ben- si nel contesto di altre opere, ehe, se pure più particolari, sono di grande significato; e al centro di una irradiazione di traduzioni o testi paralleli, ehe ancora maggiormente le fanno risaltare. Ci troviamo certamente in ambiente siro-antiocheno tra il Concilio ecumenico di Nicea (325) e il secondo di Costantinopoli (381).

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