Folia Canonica 2. (1999)
STUDIES - Manlio Bellomo: Appunti per una metodologia della ricerca storico-giuridica
16 MANLIO BELLOMO Altro appariscente segnale è costituito, per i consilia, dalla presenza dei nomi dei contendenti e dei luoghi delle contese, o almeno dalla sopravvivenza di qualcuno di tali elementi. Si tratta infatti di elementi che mancano sempre nelle quaestiones disputatae: anche quando le quaestiones ricalcano precedenti consilia, i nomi originari sono sempre sostituiti da nomi tradizionali, Titius, Seius, Berta, etc. In alcuni casi all’inizio della solutio, entra un testo che présenta tutte le caratteristiche sostanziali e formali di una quaestio, si trova la dichiarazione del giurista: espressioni come “Ego consului...” risolvono il problema e assegnano il testo al campo dei consilia, salvo ehe l’espressione non costituisca un ricordo ali’interno di una quaestio. Crea le maggiori difficoltà di diagnosi proprio la circostanza, frequente, di quaestiones ehe vengono disputate prendendo a base fatti effettivamente dibat- tuti in un processo. La quaestio ricalca argomentazioni ehe si sono scontrate nel processo e si sostanzia nella rassegna degli argumenta “pro” e “contra” e nella riaffermazione di una “solutio” ehe nell’insieme possono ripetere le medesime conclusioni della sentenza data nel processo. Possediamo una notevole quantité di manoscritti ehe sono stati costruiti assemblando testi ehe hanno la forma della quaestio disputata ma la sostanza dei consilia: i testi derivano da atti processuali o paraprocessuali, e vi è stato un giurista che per renderne evidente il nucleo centrale, essenziale come esempio e paradigma, ha decurtato e rimaneggiato i consilia originari. L’esempio che ho studiato analiticamente12 insieme con una mia allieva, la dott.ssa Giuseppina Nicolosi Grassi13, è quello dei consilia di Giovanni e Gaspare Calderini, ehe nella maggior parte dei manoscritti e nelle stampe sono ben lontani dagli originali, perché Domenico da San Gimignano li ha decurati, per assumerne, corne dichiara, le ragioni sostanziali. Altro esempio assai chiaro è nel manoscritto Vaticano, Vat. lat. 10726, mai studiato nel suo insieme14, e in altri codici vaticani, che diedero molto filo da torcere a Mons. Ruysschaert nel tempo in cui il dotto studioso vaticano redigeva uno dei cataloghi del fondo latino15; diede filo da torcere proprio per quei testi dei quali 12 M. BELLOMO, Saggio sui “consilia” di Giovanni Calderini, in Rivista di Storia del Diritto Italiano 50 (1977) 119-126. 13 G. Nicolosi Grassi, Analisi di manoscritti vaticani per uno studio dei "consilia" di Giovanni e Gaspare Calderini, in Rivista di Storia del Diritto Italiano 50 (1977) 127-212 (a pp. 210-212 un importante elenco di quaestiones di Giovanni Calderini secondo il ms. Vaticano, Vat. lat. 2541). 14 Ho ricordato il codice per una di queste particolarità: Bellomo, Saggio sui “consilia ” (cf. nt. 12), 123-124. 15 J. Ruysschaert, Codices Vaticani Latini, Codici 11414-11709, Città del Vaticano 1959. Per un problema particolare vd. M. Bellomo, Per un profilo della personalità scientifica di Riccardo da Saliceto, in Studi in onore di Edoardo Volterra 5 (1972), ora in M. Bellomo, Medioevo edito e inedito, III, Profili di giuristi (I Libri di Erice 20), Roma 1998, 100 nt. 13.