Szent Benedek-rendi Szent Imre katolikus gimnázium, Pannonhalma, 1941
6 babbo desiderava che egli parlasse in lingua ungherese coi isuoi »piccoli servitori« (cosi soleva chiama^e i ïsuoi figli all'uso transilvano). La medesima educazione ungherese ricevette dalla madré. E di ciô la madré era orgogliosa. Nel 1818 fece questa dichiarazione all'avvocato G. Madaiász: >:Sono stata io che l'ho educato, egli è il mio discepolo più caro. Io conosco il suo spirito e la'sua anima. Egli è ungherese con anima e corpo. Voi vedrete, Signor Avvocato, che in Ungherïa non c'è stato un altro patrióta grande quanto lui.« Che egli avesse ricevuto dai suoi genitori anche la coltura, il senso pratico e il modo di vivere sociale, lo attesta il seguente brano di lettera scritto da suo padre: »Tu sei soltanto depositario del denaro e non possessore, perché non con questo tu ti présenterai al giudizio, ma con l'obbligo del rendiconto. Questo ti infonda il rispetto del denaro, se la facilité di guadagnarlo ti potesse indurre a procurarti non il necessario, l'utile e l'onesto, ma l'inutile, il danînoso e il colpevole. Il sudore dei tuoi sottoposti e le lacrime dei lavoratori i quatfi patiscono la mancanza del necessario, la famé e la sete, si attaccano al denaro. Per asciugarle, la maggior parte délia ricchezza deve loro ritornare nel nome del padre dei sofferenti.« Quanto il babbo amasse i (povëili e i (lavoratori e li i'acesse rispettare anche dal figljio, è idimostrajtp da una scena straordinariamente commovente. Una volta, quando Francesco Széchenyi visi'tava i suoi poderi con il suo figliolo Stefano, questi, invitáto dal padre, doveva baciare la mano del capo dei contadini venuti a ossequiarli. Széchenyi imparava le discipline délia scuola media sotto la guida di insegnanti prïvati e diede l'esame privato prima presso i padri scolopi di Pest, poi nel ginnasio dei benedettini di Sopron e infine nel liceo di Szombathely, dappertutto con ottimo risultato. Nel ginnasio benedittino di Sopron ottenne per esempio la seguente pagella : »Si attesta che il conte Stefano Széchenyi, privatista, dopo esser stato so'fctoposto a un esame, ha dato prova di tanto ingegno e di tanto progresso nelle materie del l-o semestre da doversi classificare il primo fra tutti i concorrenti. Dato a Sopron nel Ginnasio Reale di Sopron, il 20 giugno 1805.« Per quanto fosse confermato in queste scuole che »calculum eminentiae meruit«, egli stesso non aveva grande opinione délia sua coltura giovanile e del suo sapere: »Le mie capacité spirituali si svilupparono molto lentamente sicché imparavo assai difficilmente e poco e cosi ciô che io sapevo mi avrebbe di certo ïatto collocare in una scuola pubblica al banco degli asini. »In questa, e in mqlte altre simili dichiarazioni il Széchenyi preferisce l'insegnamento in una scuola pubblica allô studio privato, non solo dal punto di vista dell'istruzione, ma anche dell'educazione. Crede di esser stato formato più vantaggiosamente e più virilmente e di essersi giudicato con maggior oggetività, se da scolaro fosse stato in relazione volta ragazzi délia stessa età e »se alcuni di essi l'avesse qualche volta buttato in terra senza pietà«. La conseguenza funeste dell'educazione isolata era quella di cui si lamentô cosi amaramen'be: »Era una