Szent Benedek-rendi Szent Imre katolikus gimnázium, Pannonhalma, 1941

>Dio ci conservi il nostro Santo Padre !" Mi sta ancora innanzi la sua figura maestosa. Era il giorno délia sua incoronazione. Stava assiso sul trono, nel balcone délia imponente facciata délia basilica di San Pietro. Davariti a Lui, sulle gradinate o cordonate del tempio, sotto gli immensi colo­nati, sulla piazza e sull'ar'ea degld scomparsi Borgo vecchio e Borgo nuovo fino al Castel Sant'Angelo, tutti s'tavano in ginochio. Fra il silenzio commosso délia pia multitudine gli altoparlanti dif­f on de va no le parole di pace e di benedizione rivolte a milioni e miloni di anime. Lui stava li con gli occhi fissi ai cielo, «e colle braccia aperte in forma di croce. Ecco un grande Pontefice! Corne se per un momento nel Pontefice, compenetrato nella grandezza e maestà délia sua dignité, l'uomo fosse scomparso. L'eterno Vicario di Cristo stava li tra il cielo e la terra, corne un ^sacrifizio implora­torio verso Dio, corne benedizione vivificante verso di noi, corne l'an elle di congiunzione fra la divinità e l'umanità. Le cerimonie erano finite. A casa, nel collegio, mi capitô fra le mani un giornale illustrato. Eccovi una fotografia délia fan­ciullezza del Santo Padre. Vi leggo le memorie delle zie sulla sua prima giovinezza. Parlano di Lui come di un ragazzo snello, un po'pallido, dal viso serio. Andava assiduamente a servire la messa nella Chiesa Nuova in cui da giovane sacerdote avrebbe predicato e confessato tanto. Amava mol'to la isua collezione di friancobolli, ma partecipava con anima e cuore anche ai divertimenti più allegri. L'estate, la passava di solito sul podere délia famiglia presso Vi­terbo. Si arrampicava sugli alberi, faceva gite nei dintorni. In­somma era una vera vita di ragazzo. D'altronde ques lt|i divertimenti erano necessari perché l'allievo del ginnasio Visconti aveva lavo­rato molto assiduamente nel corso dell'anno scolas'tjco. All'esame di maturità fu premiato con una medaglia d'oro. Dicono che nel fanciullo v'è il germe dell'uomo futuro. Il pic­colo Eugenio dei monti e delle valli di Viterbo, il fervente chierico délia Chiesa Nuova, l'allievo dagli occhi serji e pensosi del ginnasio Visconti siede oggi sul trono di San Pietro edf i popoli ansiosi di pace volgono quasi per istinto il loro sguardo verso di Lui. Ma si volgono a Lui anchè i ragazzi sognanti un felice avvenjire, si rivolgono a Lui anche i ïiostri piccoli allievi per imparare come prepararsi alla vita più nobile, conforme alla volontà di Dio. La grazia divina ha fatto svfluppare in questo fanciullo des'tinato a grandi cose l'uomo futuro. E poteva farlo senza difficoltà, perché Eugenio tendeva sempre al bene con cuore allegro e puro. Ouesto è il grande ammaestramento délia sua vita per i ragazzi di oggi. Santo Padre! Nel ventieinquesimo anniversario délia tua con­secrazione a vescovo porgiamo il nostro ossequio rispettoso e filiale a Voi, Capo délia Santa Chiesa. Sia efficace la preghiera délia nostra gioventù che Vi festeggia: Dio ci conservi il nostro Santo Padre, Vicario di Cristo in terra! Dott. Gherarcto Békés.

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