Szent Benedek-rendi Szent Imre katolikus gimnázium, Pannonhalma, 1941

8 vera satira délia mia educazione il fatto che imparavo a nuotare soltanto nel mio ventottesimo anno e più tardi ancora a patftinare bevendo oltremodo dell'acqua e cadendo moltissime volté supino.« Ma è inoto del Széchenyi che si era giudicato troppo severa­mente in modo da essere ingiustcj verso se stesso. In se stesso íve­,deva solo ciô che eria male: si è ritenuto ignorance. Ma i conoscitori délia sua vita confermano che già da giovane aveva letto, pensato e studiato mol'to. Aveva più cognizioni sistematiche chfe i suoi con>­temporanei. La gioventù è scontenta di se e degli altri. Ouesta qualità il Széchenyi l'aveva in misura maggiore. Venne applicato da lui troppo severamente la regola che sarebbe stata una delle esigenze più im­portanti e più salùtjari dell'educazione scoutistica e la quale vien insegnata il più efficacemente dall'esempio del Széchenyi: L'esplo­ratore è severo verso se stesso. Il conte Alberto Apponyi (Vienna, 1846—1933) »La mia gioventù non poteva essere più beata di cosi. Mio padre e mia madré vissero amandosi profondamente: non è mai caduta ombra suU'armonia délia vita familiare nella quale son cres­ciuto per grazia di Dio. Tutjti e due i /miei |genitori hanno avuto un carattere forte: mio padre insieme al suo grande ingegno e al suo animo perseverante e puro corne cristallo è stato amabile e di buon cuore. Noi suoi figli lo amavamo con entusiasmo; i rapporti erano intimi, ma l'autorité paterna non ne soffriva mai. Nella mia gioventù ho considerato mio padre quasi infallibile, il suo giudizio per me è stato la misura délia giusffcizia. Che dire di mia madré? Ella è stata nel senso stretto délia parola una donna santa. Lo specchio puro délia sua anima non è stata mái aaombrata da un pensiero volgare: non si occupava mai che dei doveri verso il suo miarlijto e i suoi figli. Dunque sono cresciuto in un ambiente fami­liare dove la moralità pura, il bene morale era considerato come cosa naturale, e il maie si présentava come cosa lontana, non esis­tente che in teória come un fenomeno relativo a un uomo viziatoe sfortunato e che non puô toccarci. Ma nessuno deve pensare che in questo ambiente abbia regnato un ascetismo freddo e senza gioia; tutto altro. I jnostri genitori hanno avuto come principio che la gio­ventù deve essere felice: taie, il cui ricordo puô indorare di raggi solari gli anni futuri più gravi; e perciô hanno fatto di tutto per farci godere delle innocenti gioie délia giovinezza. Essi hanno po­tuto mantenere l'equilibrio fortunato fra l'autorità e l'amore, fra la severità e la serenità. Sia beato per questo il ricordo dei miei cari genitori ! Il fondo di questa vita armoniosa familiare à stata la religio­sité sana e profonda. Tutto si costruiva sulla religione cristiana cattolica ben interpretata e ,sulla sua ortodossia compléta. Ho avuto queirinesprimibile grazia di trovare nella mia gioventù l'ar­monia fra la fede e gli atti, fra la dottrina e jgli esempi. [

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