Szent Benedek-rendi Szent Imre katolikus gimnázium, Pannonhalma, 1940

4 Questo nesso è fondato soprattutto sull'elemento più prezioso délia vita umana, cioè sulla visione del mondo: sulla cristianità ri­solvente l'origine, il senso e io scopo délia vita umana. Ora si usa parlare sempre di primati: in questo linguaggio la professione di fede dell'uomo, la quale dirige il pensiero, il sentimento, l'azione e tutto il corso délia vita, possiamo chiamarla il più alto pregio e il più elevato possesso umano. È stata Roma che ha dato la fede all'ungaricità; è stata Roma che ha congiunto l'ungaricità con la cultura cristiana occidentale greco-latina. È stata Roma che ha reso l'ungaricità conoscitrice e coltivatrice della scienza e dell'arte romano-ciassica. La lingua di Roma è stata per nove secoli la lin­gua ufficiale dello stato ungherese. I nessi culturali sono stati appro­fonditi per eventi e rapporti storici vitali. Possiamo ringraziare Roma per i 'due astri splendenti dei nostri più grandi regnanti, Carlo Ro­berto e Luigi il Grande. II re Mattia, nostro ultimo re nazionale, è stato un vero regnante del Rinascimento. È stata Roma la nostra suprema sostenitrice nelle lotte secolari turche. Ê stata Roma la più entusiasta sollecitatrice della nostra liberazione. E anche dopo la guerra mondiale è stato da Roma che ha cominciato a> rassere­narsi l'astro dell'alba della risurrezione ungherese sul nostro triste cielo. Gli Scolari del ginnasio di Pannonhalma si procurano una cultura che Ii mette nella possibilité di frequentare tanto le univer­sità ungheresi quanto quelle italiane. Ricevono un fondamento completo non soltanto linguistico, ma anche culturale perché pos­sano diventare degni sostenitori e cultori dei nessi romano-unghe­resi. Nel lavoro mirante a questa preparazione spirituálé e morale i professori e gli Scolari dell'istituto possono scegliere come ideale il conte Paolo Teleki. In lui sono riuniti nella più nobile armonia, l'uomo vero preso nel senso biblico della parola, il geritiluomo ungherese, imponente riverenza, il sapiente famoso, il pedagogo educatore della naziom e lo statista che tendeva le sue forze fino all'estremo e che sacrificava alla patria l'intera sua vita. Dal suo viso straordinariamente intelligente non dispariva mai il dolore oscuro della difficile sorte ungherese. Vedendo la caduta di questa nobile querce nella selva dell'ungaricità, il poéta esclama: »Barbara et à/ Pur martiri ed ero 1 Ora possono vincere il destino E taie era colui che ora è estinto Non abbattuto, ma glorificato.«. Scolari dell'istituto di Pannonhalma — o come il popolo vi chiama — »piccoli italiani«, non avete potuto mostrare il vostro sapere al fondatore della vostra scuola. Questo debito vi obbliga specialmente a mirare il volto spirituálé di Paolo Teleki che vi accenna e vi augura il »Buon Lavoro «/ col saluto degli »scout«. E sia la vostra risposta: »Lo eseguiremo fedelmente per la patria fino alla morte!« Questo giuramento santo è stato fatto nel nome della nazione per Ladislao Bárdossy sulla bara del grande morto. E questo giuramento ci obbliga ciascuno per sempre.

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