Kárpáti Zoltán - Liptay Éva - Varga Ágota szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 101. (Budapest, 2004)

LETÍCIA M. DE FRUTOS SASTRE: "Il piu glorioso triompho della gran Galleria di Sua Ecc.za." Il Correggio del VII marchese del Carpio

che, nel termine ultimo di tre mesi, il suo proprietario originario avesse la possibilité di recuperarle per lo stesso prezzo a cui erano state vendute e senza alcuna alterazione delle Stesse. Non conosciamo i motivi che spinsero l'Orsini a disfarsi di simili pitture; forse ristrettezze economiche che sperava di superare in quel lasso di tempo, per poi recuperarle nuovamente. Durante tale periodo le opere rimasero imballate ed in possesso dell'Abate Paolucci che le avrebbe restituite intatte, nel caso in cui Orsini le avesse reclamate prima di febbraio, per gli stessi ottocento scudi, anche senza il per­messo esplicito di Carpio. Se non si fosse rispettato l'accordo, l'Abate avrebbe corris­posto una pénale di cinquemila scudi. 17 Nel caso in cui, al contrario, nel febbraio del 1683 il signor Orsini non avesse reclamato le pitture, si sarebbe considerato che avesse rinunciato definitivamente ad esse, con la conseguente acquisizione aile collezioni del Carpio. Quando don Gaspar muorc a Napoli nel novembre del 1687 viene redatto l'inventario dei suoi beni dove non troviamo inventariato il citato dipinto, registrato nell'inventario romano con il numero 1134, tra quelli rimasti nella città partenopea e non inviati precedentemente a Madrid, per cui potremmo pensare che il suo proprietario originario, Muzio Orsini, l'avesse reclamato. Ciononostante, corne vedremo, non andô cosi. Appare infatti registrato un dipinto simile, con il numero 1257, ma di un palmo in meno di altezza, che tra l'altro figura corne uno di quelli che don Gaspar vincola con un fedecomesso alla sua casa: "1257. Un quadro di p.mi 2 e 2/4 incirca con la Madonna, il Bambino, S. Giovanino, originale del Correggio in tavola, quale sta riposto in una cassetta di legno bianco legata con zagarella gialla, e sigillata con cera di Spagna con il sigillo di S.Ec." 18 È molto probabile che si tratti della stessa opera, anche se inventariata con un palmo in meno di altezza, dato che non incontreremo traccia del numero 1134 in questo inventario, né negli invii fatti in Spagna da Sua Eccellenza in vita. E certo che il dipinto non fu restituito all'Orsini in quanto Teresa del Po nell'iscrizione posta nel 1684 sotto l'incisione della opera commissionatagli dal Carpio (fig. 43), scrive che il quadro era del Vicerè che lo aveva comprato da Muzio Orsini a Roma. Della Madonna del Latte si registrano addirittura altre due copie nell'inventario napoletano del Carpio. Una di esse senza attribuzione, con il numero 1270: "1270. Un quadro di palmi 2 e 2/4 incirca con la Madonna, il Bambino, S. Giovanni, copia dell'originale del Correggio citata al n° 1257 - senza cornicc." Un' altra attribuita ad Annibale Carracci: "1206. Un quadro di palmi 2 e 1/4 in circa con la Madonna, bambino, S. Giovanni copia del Correggio mano del Carracci depinto, con comice intagliata, e indorata con 7 Roma, Archivio Storico Capitolino, Archivio Urbano, sez. I, prot. 645, s. f. 8 ACAM, C 217-12, Inventario di dipinti del VII marchese di Carpio, Napoli 1687 (d'ora in poi Inventario 1687), 57.

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