Tátrai Vilmos szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 92-93.(Budapest, 2000)

TRONCARELLI, FABIO: Ritratti di Guillen Lombardo

Il giovane ha una lunga criniera di capelli, castano-rossicci e ricci in Rubens, lisci e rossi in Van Dyck; con un naso un po' adunco, che présenta una piccola protuberanza al centro; palpebre molto grandi; l'iride grigio-azzurra; il labbro inferiore carnoso; le guance un po' paffute; il mento piccolo; un sottomento incipiente, che non ci si aspet­terebbe da un giovane; gli occhi socchiusi, fieri e sognanti. A giudicare dal bozzetto di Van Dyck, il personaggio era di statura piccola ed aveva un'aria aggraziata e un po' timida. A giudicare dal quadro di Rubens il giovane aveva un portamento marziale, ma nello sguardo, che pure era deciso, qualcosa di struggente sembrava contraddire la prima impressione e si sarebbe detto che gli occhi cercassero altri occhi solo per lanciare una malinconica sfida. Van Dyck ha rappresentato il suo soggetto nell'abito dimesso con cui i suoi con­temporanei raffiguravano studiosi o pittori, corne ad esempio il Giovane studioso di Gonzales Coques (Gemäldegalerie, Kassel): la casacca con le maniche aperte in modo da far trasparire la camicia priva del colletto ricamato; pantaloni aderenti fino al ginoc­chio; lunghe calze; scarpe con le rosette; un mantello corto. Nel dipinto di Rubens, invece, il giovane ha un'armatura da parata e una tipica insegna da ufficiale, una fascia cremisi. Come spiegare la presenza di due abbigliamenti cosi diversi in due quadri contem­poranei che riproducono la stessa persona? È evidente che colui che è stato raffigurato doveva avère una doppia identità, ben conosciuta a tutti: doveva essere un ufficiale e uno studioso di chiara fama, che poteva essere raffigurato sia in divisa sia in abiti civili. Se vogliamo comprendere chi sia questo personaggio dobbiamo osservare attentamen­te il bozzetto di Van Dyck. Vi sono infatti due indizi che ci possono aiutare nell'identi­ficazione. Innanzi tutto dobbiamo osservare che di fronte al giovane è seduto il célèbre gesuita Jean-Charles Della Faille, ritratto da Van Dyck pochi anni prima in un quadro che oggi è a Bruxelles (fig. 47). 4 II sacerdote è ritratto nella stessa posizione del qua­dro di Bruxelles, con gli occhi leggermente socchiusi e le sopracciglia corrugate in un tipico atteggiamento, che lo rende ben riconoscibile, anche se tra i due ritratti c'è una leggera differenza nella forma del naso: 5 sul tavolo c'è una bussola, uno strumento tipico del suo mestiere di geografo e matematico, cosi corne nel quadro di Bruxelles c'erano un mappamondo, un sestante, un compasso (fig. 48). Il giovane ha un atteggia­mento déférente nei confronti del sacerdote e gli présenta un foglio che doveva recare una scritta celebrativa. Egli era dunque qualcuno che aveva un rapporto speciale con Deila Faille e doveva essere la persona più adeguata per rendere omaggio al grande matematico di Anversa: un ruolo adatto ad un brillante allievo del gesuita, ritratto men­tre professa la sua filiazione spirituálé. Il secondo elemento da considerare è uno scudo araldico posto sopra la testa del giovane. La parte superiore, un elmo con foglie di acanto sormontato da un sagittario, corrisponde esattamente al coronamento degli scudi di tutti i rami della famiglia nobi­4 II ritratto di Van Dyck di Della Faille fu ripreso in un'incisione da Adrien Loellin: si veda Maurquoy­Hendrickx. M., L'iconographie de Van Dyck. Catalogue raisonné, Bruxelles 1991, I, pp. 194-195, II, pl. 97-98, 158, 158. II. 158, VI. 5 Nel bozzetto di Budapest Della Faille ha i capelli più lunghi rispetto al quadro di Bruxelles e présenta la punta del naso dritta e non leggermente incurvata.

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