Varga Edith szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 76. (Budapest, 1992)

CARLONI, PAOLO—GRASSO, MONICA: Due ritratti di Anton Francesco Doni dipinti da Tintoretto

sonaggio era già entrato nel ventottesimo anno d'età. D'altra parte non si riscontra alcuna somiglianza tra il ritratto di Budapest e quello già Holford. Le fattezze di Anton Francesco Doni ci sono pervenute con certezza da una sola fonte: la medaglia con la sua effigie che egli si era fatta incidere da Enea Vico da Parma, per il suo libro Le Medaglie pubblicato a Venezia nel 1550 (fig. 22). Questo ritratto mostra il volto di Doni come doveva essere attorno al 1547. Infatti il libro Le Medaglie era pronto per essere pubblicato da Doni, nella sua stamperia íiorentina, già nel 1547 come prova una lettera datata al 10 marzo di quell'anno, in cui Doni elenca tutte le opère che erano in corso di pubblicazione. 5 Tuttavia nelle Lettére del Doni ristampate a Firenze sempre nel 1547, compare un suo ritratto incorniciato entro un ovale di alloro (fig. 23) — che riapparirà spesso nei suoi libri posteriori pubblicati a Venezia — che puó essere stato il prototipo per Pincisione più raffinata di Enea Vico. Se ora si procède ad un raffronto tra queste immagini e il ritratto di Budapest (fig. 21), appare evidente che la persona raffigurata è la stessa, tuttavia la barba appare accorciata all'epoca del dipinto, ed infatti il ritratto di Tintoretto è, corne si vedrà. di qualche anno posteriore alle due incisioni sopracitate. Il volto raffigurato nelle incisioni e nel dipinto è molto simile. Di seguito si elencano i punti chiave che fondano questa somiglianza: la fronte alta e spaziosa; gli occhi, con quelle tipiche palpebre superiori un po' appesantite; il naso, di dimen­sioni non minute, con quell'arrotondamento alfestremità, nella zona délie narici che lo rende leggermente camuso, caratteristica questa più sottolineata nella medaglia e apparentemente meno visibile nella riproduzione del dipinto di cui si dispone e tuttavia ben visibile in quella a colori del libro sui ritratti rinascimentali del Museo di Budapest 6 ; la bocca, con il labbro inferiore più pronunciato del superiore; la ca­pigliatura similmente riccioluta ed infine lo stesso lobo auricolare, di eguale ampiezza. Certo, la differenza del medium e la grande abilità di Tintoretto nella resa espressiva, sono responsabili délia diversità dello squardo, più spento e meno caratterizzato nelle incisioni, più acuto, profondo e disincantato nel dipinto. E' quest'ultima l'espressione che ben si associa alla personalità di chi, già nel 1543, si era definito « nemico di pre­lati e di signori, di pedanti, di frati e di bastardi » 7 , del quale, un decennio dopo, lo stesso Pietro Aretino sperimenterà la potenza malevola délia sua lingua. I rapporti tra Anton Francesco Doni e Tintoretto costituiscono un affascinante ed intricato probléma alPinterno délia problematica artistica veneziana del quinto decennio del XVI secolo. Gli autori di questa brève nota, indagando la portata cul­turale dell'opera di Anton Francesco Doni già una quindicina di anni fa, all'epoca délie loro tesi di laurea, hanno a più riprese notato la vicinanza di poetiche tra il lette­rato fiorentino e il più giovane pittore veneziano, che deve aver subito il fascino délia forte personalità di Doni, e non solo nella sua giovinezza, se il ritratto di Vienna, come si mostrerà, anch'esso raffigura Doni. Naturalmente tale indagine andrebbe approfondita con eventuali fonti d'archivio, ma proprio per ciö si auspica che questa comunicazione possa servire ad indicare una via da seguire. 5 Ricottini Marsiii Libelli, C, A. F. Doni scrittore e stampatore, Firenze 1960, pp. 339-340. G Garas, op. cit. p. 38. 7 Doni, A. F., Lettere, Venezia 1545, p. 25.

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