Hessky Orsolya - Róka Enikő szerk.: Pittori ungheresi in Italia 1800–1900, Aquarelli e disegni dalla raccolta della Galleria Nazionale Ungherese (Galleria Nazionale Ungherese di Budapest 2002/2)
KATALIN SINKÓ Viaggiatori ungheresi in Italia
e Sulzer destarono una larga eco e il loro principale propugnatore fu proprio Ferenc Kazinczy con le sue opere e la sua attività epistolare. Vengono spesso citate le sue parole rivolte al pittore Pài Balkay: "Se vuole diventare pittore, non basta saper mescolare i colori, ma bisogna leggere le opere di Winckelmann e di Mengs. E cos'è il pittore oggi, se non sa, da Virgilio, chi era Laocoonte, e non sa, dalla storia dell'imperatore Adriano, chi era Antonius" 6 . Secondo Kazinczy il motivo dell'arretratezza della vita culturale ungherese andava ricercato nella scarsa conoscenza degli esempi classici. Per questo riteneva molto importante che le grandi opere della scultura greco-romana o della pittura classica fossero disponibili almeno sotto forma di incisioni. Insiema ad altri anche Kazinczy era convinto che la conoscenza dei monumenti artistici italiani e gli anni di tirocinio passati nella penisola fossero indispensabili per diventare un vero artista. Kazinczy condivise i principi estetici del classicismo che dominava nell'insegnamento all'Accademia di Vienna e li diffuse in Ungheria. Malgrado stimasse molto i maestri dell'Accademia di Vienna, soprattutto Fiiger e Kreutzinger, non contribuì alla diffusione della letteratura viennese, ma di quella tedesca. Come scrisse, ripensando alle correnti letterarie della fine del Settecento, "la letteratura tedesca in quel periodo ebbe il coraggio di seguire quella francese. (...) Lessing, Klopstock, Hagedorn, 3. Abel, Josef: Autoritratto nell'atelier, 1807, Galleria Nazionale Ungherese Gleim, Kleist e Wieland brillavano come stelle guida. Vienna dormiva ancora di un sonno profondo, ma finalmente è arrivato Sonnenfels con una torcia" 7 . Il ruolo avuto da Mengs, quale esempio da seguire è rappresentato in modo espressivo dall'autoritratto del viennese Joseph Abel. Quest'opera, recentemente identificata, venne dipinta probabilmente durante il periodo che Abel passò a Roma grazie a una borsa di studio, prima del 1807. Mengs è ritratto nel suo studio mentre dipinge l'apoteosi della musa della pittura, in una posa del suo ideale italiano 8 , (ripr. 3.) Abel ebbe anche dei committenti ungheresi, e fece un progetto del sipario del teatro tedesco di Pest con il titolo "Triumph Ungarns" 9 .