Az Egri Múzeum Évkönyve - Annales Musei Agriensis 15. (1977)

Szabó János Győző: Az egyház és a reformáció Egerben (1553–1595)

chia ed allora possono mantenere i loro benefici. 2. О possono andarsene. 3. Se non vogliono fare ne l'una ne l'altra cosa, saranno messi in prigione. Tutti a quattro scelsero la prigione dicendo: il loro posto è là, dove sono stati chiaraati dal popolo. II vescovo avrebbe voluto mettere le mani sul predicatore rifugiatosi a Nosz­vaj , ma non gli riusci. Anzi, sotto la protezione dei soldati, il predicatore si trasferi a Eger dove — secondo le conclusioni di Verancsics — erano protestanti un quarto dei soldati del castello e un quarto dei nobili nella città. Nel 1561. il vescovo si rivolse a Vienna chiedendo un'istruttoria sotto pretesto di alto tradimento. La commis­sione nominata da Ferdinando inizió la sua attività sul posto nel Natale del 1561. Ma ne gli interrogatori individua) i ne le parole minacciose pronunciate nel corso degli esami comuni potevano dissuadere e fedeli della Riforma. Se i predicatori dovevano andarsene, anche loro dovevavano andare via. Dato che i turchi avreb­bero approfittato subito della partenza isaspettata della guardia del castello la commissione aspirava ad un compromesso ed anche il popolo del castello era dis­posto a farlo. Si misero d'accordo di mandare il predicatore in un villaggio vicino a Eger, a Tihamér, la cui parocchia era vuota. Ma il vescovo vi oppose il veto. Anche la popolazione della città si sforzo di suscitare una buona impressione sul sovrano. In un atto di fede quasi di 240 pagine stampate, (fino a oggi questo è il piú grande prontuario del protestantesimo ungherese) espressero non soltanto la loro massima, protestarono anche la loro fedeltà. Volevano vivere solo secondo la Santa Scrittura, non erano colpevoli di altro. Si dichiaravano cattolici e in piú di 20 luoghi facevano risaltare le loro linee convergenti con il concilio di Trente Gli autori del manoscritto inviato a Vienna nel febbraio del 1562. e quelli del testo dell'atto di fede furono Péter Méliusz, Gergely Szegedy e György Czeglédi e il libro fu stampato nell'ufficio di Huszár Gál a Debrecen. (Per questo nella letteratura specializzata è noto come „Atto di fede di Debrecen e di Egervölgy"). In Vienna perö decisero di sostituire i comandanti del castello nominando due capi che offrivano garanzia ai cattolici. NelPestate del 1562. furono distaccati a Eger soldati tedeschi, i quali secondo la opinione del dominatore e del vescovo erano i piú degni di fede e dal punto di vista della Chiesa erano piú leali degli ungheresi. Questa fu la prima truppá straniera nella storia del castello. 11 vescovo dirarno una circolare in cui si faceva divieto a tutti coloro che, in un raggio di 20 miglia, acco­gliessero nella propria casa un predicatore protestante. Colui che fosse stato colto sul fatto per tre volte avrebbe subito una репа pecuniaria via via piú ingente. Un terzo della somma sarebbe andato al delatore, i due terzi invece sarebbero stati impie­gati nella restaurazione del tempio della parocchia e nella eostruzione di un ospe­dale. Alla quarta occasione l'individuo in questione sarebbe stato messo in pri­gione. 11 vescovo impiegô anche altri sistemi di riconquista cattolica. Prima di tutto avrebbe voluto vederé nel suo antico splendore la cattedrale vescovili del castello. Specialmente nel 1562. si adoperö molto (fece fare nuove vetrate a Kassa, fece res­taurare le tombe dei suoi predecessori ecc). Nel 1561 — 62. richiamö da Gyöngyös frati francescani salvatoriani per predicare in lingua ungherese al popolo. (Egli stesso non sape va l'ungherese simil mente al capo del capitolo, al preposto.) Verancsics nel 1563. condusse lunghe trattative riguardo alla restituzione del castello nelle mani dell'erario. Avrebbe voluto investire due piccoli nobili catto­lici del comando del castello, rinunziö al profitto dei poderi vescoviali in cambio chiedeva un appannaggio di 8.000 fiorini Гаппо (in pratica il guadagno di un ques­tore di provincia), una prepositura lucrosa in un luogo tranquillo e vole va mante­nere il suo potere di prefetto in Eger e nella regioné. Ma Pimperatore Ferdinando 160

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