Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 25. – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1995)
Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta XXXIV - Maccabruni, C.: Ceramica invetriata con decorazione a rilievo nuovi ritrovamenti dal territorio Pavese. p. 49–61.
corrispondenti nella p. s. In entrambi i casi penserei ad una produzione norditalica, forse ancora in età augustea e nell'ambito dei centri di produzione della ceramica tipo Aco, in cui è attestata la padronanza della tecnica deH'invetriatura e a cui si attribuiscono molte varianti al tipo della tazza bassa e larga, dal profilo articolato, di tradizione ellenistica. Una coppa biansata da un corredo di Valeggio (Cat. 13), assegnabile ai decenni centrali del I sec.d.C, riproduce, nelle anse, i Ringhenkel degli skyphoi canonici, mentre il motivo a barbotina, un tralcio d'edera stilizzato a foglie contrapposte, in rilievo piuttosto basso, trova il confronto più puntuale nella p.s. iberica. La forma, poi, si allontana decisamente dalle proporzioni degli skyphoi e sembra piuttosto derivare dal tipo dell'urnetta a corpo ovoidale, lungamente attestata nelle p.s. (Ricci 1985, tav.88, nn.4-7) e riconducibile alia tradizione celtica. Un'altra coppa biansata, con lo stesso tipo di decorazione (Cat. 14), da un corredo di età flavia della stessa necropoli, si puö considerare una variante più tarda della tazza dal profilo articolato, présente nel repertorio di Aco, ma anche nelle p.s. (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav.3, Tipo 7, 8a; Ricci 1985, tav. 96, 10-12). II motivo della rosetta in rilievo alla base dell'ansa è présente anche in una coppa già édita da Gropello Cairoli, di forma diversa, ma ugualmente riconducibile al repertorio della p.s. (Maccabruni 1985, 26, n.ll). In questo caso il richiamo agli skyphoi tradizionali è espresso dalla doppia voluta verticale, sull'attacco superiore dell'ansa, che riprende la decorazione ricorrente della Daumenplatte. Nella necropoli di Garlasco-Baraggia sono poi attestate alcune forme chiuse non completamente ricostruibili. Due brocchette in scala quasi miniaturistica, a corpo globulare schiacciato, appartengono a corredi assegnabili rispettivamente ai decenni centrali del I sec.d.C. e all'età flavia (Cat. 15, 16). Un esemplare di dimensioni poco più grandi, ai Musei Civici di Pavia, proviene a sua volta probabilmente dal terri tori о pavese (Maccabruni 1974-75, 63, n.5). I confronti si concentrano nell'area norditalica occidentale: a Biella, in Piemonte, dove sono attestate alcuna brocchette con motivi vegetali stilizzati, e, limitatamente alia decorazione, a Casteggio, nell'Oltrepö Pavese, e nel Locarnese (Carducci 1950-51, 30-31; Maccabruni 1974-75, 63, n.4; Maccabruni 1981, 89, n.7). Le necropoli lomelline hanno comunque restituito la maggior parte del materiale noto. Questo gruppo dal repertorio decorativo piuttosto omogeneo sembra inquadrabile nella seconda meta del I sec.d.C. e rappresenta forse il proseguimento della produzione iniziata già in età augustea all'interno di una fabbrica di ceramica dall'attività articolata. Con la fine del I sec.d.C. è probabile che all'invetriata prodotta nell'area norditalica occidentale tenda a sostituirsi anche in questa zona il tipo con decorazione a sequenze di squame о scaglie di pigna, che risulta attestato nella penisola italica (Ostia, Settefinestre, Liguria), nel sud della Gallia (i frr. da Lione si datano tra II e III sec.d.C), in Britannia e nella penisola iberica (Desbat 1986, 107-110, con bibl.prec; Celuzza 1985, 163-166; Biagini 1992). L'assenza di documentazione in Lomellina puö dipendere dalla rarefazione delle necropoli dopo la fine del I sec.d.C. Un'olletta monoansata da Casteggio (Cat. 17) trova un confronto quasi puntuale, anche per la qualità deH'invetriatura, in un esemplare da Forcello, nel Bresciano (entrambi i pezzi sono perö avulsi dal contesto) (BEZZI MARTINI 1987, 91, n.20). Alcune forme chiuse (un'anforetta e alcune ollette monoansate) sono attestate nella necropoli di Biella, il cui arco cronologico sembra estendersi dalla meta del I a tutto il secolo successivo (Carducci 1950-51, 30-31). Le analisi eseguite su campioni da Ostia e da Lione hanno indicato per questi prodotti una origine comune che, secondo recenti proposte, andrebbe identificata in una manifattura dell'Italia centrale (Celuzza 1985, 163166; Lusuardi Siena - Sannazzaro 1991, 120) о della Campania (Desbat 1986, 110). Va tuttavia tenuto présente che il motivo della squame a barbotina derivato dal repertorio decorativo delle p.s. (Ricci 1985, tav. 108, 6-9, 12-13), è attestato nell'invetriata già nella prima meta del I sec.d.C, p.es. a Vindonissa e nel Magdalensberg (Kenner 1950, 467, fig. 25; ETTLINGER-SIMONETT 1952, 31). Non si puö pertanto escludere che gli esemplari norditalici privi di contesto, come quello da Casteggio, possano risalire ancora al I sec.d.C. Nelle necropoli di I sec. d.C del territorio pavese, le presenze di invetriata con decorazione da matrice e di invetriata decorata a barbotina sembrano quantitativamente bilanciate, con una leggera prevalenza dei tipi più aderenti alia tradizione ellenistica. La ridotta incidenza percentuale della classe nel complesso della ceramica fine da mensa présente nei corredi funerari la connota come produzione di pregio che, pur non avendo i requisiti funzionali per imporsi in maniera decisa, come avviene per il vetro, continua ad essere ricercata per la sua valenza decorativa. CATALOGO 1.skyphos Gambolö (Pavia). Museo Archeologico Lomellino. Inv. St.48972. Impasto ben depurato, chiaro (Munsell 10 YR 7/2). Invetriatura annerita per combustione, conservata in tracce all'interno e all'esterno. Da matrice. 5 frr.; alt.orlo 1,6; sp. parete 0,3. Orlo liscio, pareti quasi verticali, piede a anello. Decorazione a rilievo costituita da sequenze orizzontali sfalsate di pigne entro doppi ovuli, alternate a piccole rosette. Da Garlasco, Ca.na Baraggia, necropoli romána, T.01 (prima meta I sec.d.C.) 2. skyphos (?) Gambolö (Pavia). Museo Archeologico Lomellino. 52