Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 25. – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1995)
Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta XXXIV - Maccabruni, C.: Ceramica invetriata con decorazione a rilievo nuovi ritrovamenti dal territorio Pavese. p. 49–61.
costituiscono un riempitivo, come nell'esemplare da Pompei, ma il solo motivo della decorazione. Il corredo di età flavia già ricordato della necropoli di Garlasco-Baraggia conteneva frr. di un secondo esemplare inventriato (Cat.3), ancora una volta riconducibile al Ringhenkelskyphos 1 a della Hochuli Gysel e, in particolare, alle varianti assegnate alla seconda meta del I sec.d.C. (HOCHULI-GYSEL 1977, 25-26). La zona decorata è delimitata da una sequenza di rosette in alto, di doppi cerchietti concentrici in basso, motivi entrambi presenti nel repertorio attribuito a Tarso, spesso entro una corrispondente sintassi decorativa (cfr.p.es. uno skyphos da Cipro, HOCHULI-GYSEL 1977, 236, n.9), ma ampiamente attestati anche nella T.S. e nella ceramica a p.s. diffuse nell'area padana centroccidentale (Ricci 1985, tav.154). II campo centrale poteva essere occupato da un elemento disposto a festone (sembra di distinguerne qualche traccia, riferibile forse a uno stelo ondulato о a una tenia), ma anche da motivi isolati, come figurine di animali о riempitivi vari. Anche in questo caso, quindi, l'orizzonte di riferimento sembrerebbe essere quello della produzione piii attardata di Tarso. II motivo del tralcio végétale disposto a festone sulle pareti e legato aile anse, ripreso daH'argenteria di tradizione ellenistica, costituisce forse la decorazione più ampiamente attestata in questa classe di manufatti. Nell'invetriata rinvenuta nelle necropoli della Lomellina sono già documentati tralci di vite (da Gropello Cairoli e da Cassolnovo), d'edera (da Gropello Cairoli), rami di quercia e di platano (da Castello d'Agogna). (Maccabruni 1985, 22-26; i pochi contesti di provenienza noti si datano alia prima meta del I sec. d.C). Un esemplare con motivo di tralcio d'edera (Cat.4) appartiene a un corredo della prima meta del I sec.d.C. dalla necropoli di Garlasco-Baraggia. I punzoni utilizzati per le foglie e i corimbi trovano confronto nella produzione più récente de Tarso (si veda, in particolare, uno skyphos di provenienza orientale, HOCHULI-GYSEL 1977, T 118). In altri esemplari compaiono motivi non ancora attestati in area padana e privi di precise corripondenze anche nel repertorio generale dell'invetriata. Un corredo della stessa necropoli, con materiali assegnabili ai primi decenni del I sec.d.C, ha restituito alcuni frr. di uno skyphos del solito tipo diffuso nell'area padana, con tralcio di vite disposto a festone, in cui i pampini si alternano a grandi rosette, inserite in luogo dei grappoli (Cat.5). Mentre i singoli punzoni non sembrano estranei al repertorio dell'invetriata microasiatica, l'associazione del tralcio di vite e delle rosette non era finora attestata in questa classe, mentre trova confronti nella T.S. (cfr.p.es. DRAGENDORFFWATZINGER 1948, tav.22, n.284). II tipo della rosetta, in particolare, è diffuso nell'aretina e, in ambito nord-italico, nella produzione di Aco (cfr.p.es. Stenico 1954. 69, nn.81-82, tav.15; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tavv.ll:lb; 18:16). In uno skyphos da Lomello (Cat.6), privo di contesto, compare una decorazione a coppie di cerchietti concentrici alternati a fogliette cuoriformi, in série orizzontali sfalsate, per cui non mi sono noti confronti puntuali, e che tuttavia dénota il gusto per le composizioni decorative a tutto campo, che è tipico della classe. Poco comune è anche la decorazione di uno skyphos da un corredo di età augustea di Garlasco-Baraggia (Cat.7): nella zona superiore, una série di ghirlande sospese a bucrani, con rosette sopra ciascun festone; al di sotto, motivi sparsi senza un ordine apparente (due diverse silhouettes di uccelli, gruppi di piccole rosette, grandi rosette stellari isolate). II motivo delle ghirlande associate ai bucrani, appartenente al repertorio decorativo di tradizione greco-ellenistica, non sembra finora attestato nell'invetriata microasiatica; in ambito occidentale, compare nella T.S. (in particolare nella produzione aretina di M. Perennius Tigranus) e nella ceramica di Acastus Aco (p. es., DRAGENDORFF-WATZINGER 1948, tav. 13, nn. 176-180; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, 104, n.12; 105, n.18). Per i prodotti più strettamente dipendenti, nella forma e nell'apparato decorativo, dalla produzione più récente di Tarso, l'individuazione dell'area di provenienza resta ancora una questione aperta. Tra gli skyphoi diffusi in Lomellina (tutti, come si è detto, corrispondenti al Ringhenkelskyphos la di Tarso) sembra di poter individuare una variante a diffusione locale, non contemplata nella classificazione della HochuliGysel, caratterizzata dal profilo leggermente rientrante e dall'alto orlo diviso a meta altezza da una scanalatura orizzontale. In Lomellina, è rappresentata da almeno quattro esemplari (Maccabruni 1985, 23, n.5; 25, n.8; v. inoltre il fr. qui presentato da Garlasco-Baraggia, con tralcio di vite, e lo skyphos da Lomello). Che fin dall'età augustea si fabbricasse nell'area padana ceramica invetriata con decorazione da matrice, è provato dalle coppe invetriate con il marchio di Acastus Aco (un esemplare al Museo Archeologico di Torino proviene a sua volta da una necropoli presso Garlasco). (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, 51-56). E' probabile che, alla stessa epoca, l'invetriata di Tarso venisse già imitata all'interno di una о più manifatture con esperienza nel campo della produzione di ceramica con decorazione da matrice. Si spiegherebbe in tal modo la diffusione di prodotti con caratteri stiche peculiari rispetto al repertorio microasiatico. Rimane tuttavia incerta, al momento, l'origine dei pezzi che non presentano, all'esame autoptico, alcuna caratteristica che li distingua dalla produzione più récente di Tarso. E' nota la posizione sostenuta alcuni anni or sono dal G a b e 1 m a n n e da altri sull'impossibilità di trapiantare una produzione in un contesto geografico diverso, senza che i manufatti realizzati nelle due sedi presentino fra di loro qualche percettibile differenza 50