Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 25. – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1995)

Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta XXXIV - Fasano, M.: Ceramica a pareti sotilli e semidepurata dall scavo di Sevegliano (Udine). p. 165–172.

coUocano a meta fra la classe delle pareti sottili e quella della ceramica comune. L'attribuzione dei bicchieri "semidepurati" alla classe delle pareti sottili è dovuta essenzialmente alia loro forma. Del resto è tipico delle pareti sottili repubblicane presentare impasti più simili alla ceramica comune piuttosto che al vasellame fine da mensa. L'impasto semidepurato de Sevegliano trova confronti non soltanto con il vasellame repubblicano dell'Italia centrale, ma anche con quello di area padana recuperato nei centri che furono romanizzati fin dall'inizio del II secolo. Vasi semidepurati sono attestati infatti negli scavi e negli impianti produttivi di Bologna. Modena e Reggio Emilia. A Bologna, gli scavi del teatro romano hanno restituito, insieme ad altri materiali importati dall'Italia centrale, ollette assimilabili alle forme Marabini IV-V-VI, con un'argilla ricca di inclusi adoperata anche nella produzione d'uso comune. (2) A Modena, è nota la fornace di S. Damaso, in via Scartazza ; che produceva probabilmente coppe a vernice nera di forma Lamboglia 28, e ceramica semidepurata. Tra le forme realizzate, ollette con orlo a mandorla e tegami. Poiché l'impasto, corne si è detto, è tipico dell'Italia centrale, è stato ipotizzato che nella fornace lavorassero maestranze italiche giunte a Modena con la prima colonizzazione romána del 183 a.C. (Labate 1988, 322-324 e figg. nn. 316-318). Anche a Reggio Emilia, fondata nel 175 a.C, fin dalle fasi iniziali della città si era installata una produzione artigianale di ceramica semidepurata che amava le coppe emisferiche con fondo umbilicato (Malnati 1988, 130 e tav. 23 n.3). Esse sono l'imitazione di analoghi esemplari delle pareti sottili, in argilla depurata e rosata, di probabile produzione padana (Malnati 1988, 118 e nt. 29). Tra il materiale sicuramente importato a Reggio dall'Italia centrale fin dagli inizi del II secolo a.C. sono stati recuperati frammenti di coppe e di bicchieri a pareti sottili di forma Marabini I e II (Malnati 1988, 130). E'interessante notare che anche a Reggio probabilmente funzionava fin dagli inizi del II a.C. una fornace di ceramica a vernice nera che produceva i tipi Lamboglia 5,6,8,27 e 28. Anche nello scarico di Sevegliano sono stati recuperati frammenti di coppe emisferiche apode sia a pareti sottili che in ceramica semidepurata. I frammenti del primo tipo appartengono a sette esemplari diversi (tav. 2.1-6). Il profilo è emisferico con orlo semplice arrotondato; il fondo è piatto о appena convesso. L'impasto si présenta ben depurato e compatto, dalla frattura netta, corne nei bicchieri Marabini III - Ricci 1/7. Le dimensioni degli Baldoni 1986, 147-148. Tra le forme sicuramente importate vi sono i bicchieri Marabini I e III, caratterizzati da un'argilla più depurata e farinosa. orli variano da 11.5 a 12.5 cm; quelle dei fondi da 2.5 a 3.3 cm; l'unica altezza rilevabile è di 6.3 cm. Le coppe in ceramica semidepurata sono in tutto ventidue. Il profilo è emisferico; l'orlo, semplice, è talvolta scanalato per accogliere il coperchio (tav. 3.1-16). Ne è stato infatti rinvenuto un esemplare con alta presa cilindrica (tav. 2.7). Il fondo è sempre convesso ed umbilicatto e varia da 1.8 a 3.7 cm; i diametri degli orli sono compresi tra i 12 e i 15 cm; l'unica altezza misurabile raggiunge i 6 cm. Le sette coppe a pareti sottili, più che con gli esemplari di Reggio Emilia (Malnati 1988, 118 e tav. 9 n.9), trovano uno stringente confronto con analoghi esemplari rinvenuti nelle necropoli di Adria, dove rappresentano un tipo molto comune nelle tombe della seconda meta del II secolo a.C. Esse si trovano generalmente affiancate ai bicchieri di forma Marabini III e IV, con i quali fanno servizio. L'affinità degli impasti ha indotto a pensare ad un unica fabbrica per le due forme, (3) probabilmente collocata in Etruria. (4) La medesima associazione coppa/bicchiere si ritrova anche nella necropoli di Valeggio sul Mincio (Verona), in un contesto cronologico di I secolo a.C. (Salzani 1987, 274-277 e fig. 5 n.2, fig. 3 n.12). Va inoltre sottolineato che le coppe in argilla semidepurata sono l'imitazione puntuale delle coppe a vernice nera rinvenute nel medesimo scarico di Sevegliano (v.supra in questo volume articolo di Buora). Nella medesima fossa di scarico sono stati recuperati anche frammenti relativi a dodici tegami, sempre in ceramica semidepurata (tav. 4.1-5). Questi recipienti venivano usati come teglie da fuoco e da forno, о come piatti da portata. Le nostre teglie sembrano aver assolto essenzialmente taie funzione poiché l'impasto, nel consueto colore rosso-arancio, non présenta tracce di bruciature. Le pareti sono oblique, gli orli ingrossati esternamente о leggermente pendüli, scanalati superiormente. I fondi, piatti, in tre esemplari sono concavi e hanno un diametro compreso tra i 16 e i 18 cm; gli orli misurabili variano dai 18 ai 30 cm di diametro; le altezze medie sono di 5 cm. Dal punto di vista cronologico è ormai assodato che i bicchieri di forma Marabini III e IV - insieme alla forma Marabini I - sono i più antichi, prodotti rispettivamente dal primo quarto e dalla meta del II sec. a.C. in diversi centri dell'Etruria, che restarono attivi fino alla meta del I sec a.C. (Ricci 1985, 343-345). La cartina che segue costituisce un aggiornamento di quella compilata dalla Ricci sulla presenza dei due bicchieri situliformi in Italia. Non vi sono sostanziali novità per quanto riguarda i (3) Dallemulle-Marzola 1977, 27-28 e fig. 11 nn. 41, 43, 45; fig. 13 n. 41 bis. La medesima associazione è présente anche nella necropoli in Loc.Cà Garzoni nelle tombe 19, 25, 28, 29, 43, 47; cfr.Mangani 1982. (4) Mangani 1982, 102-103. L'argilla, molto dura, viene infatti definita di tipo "tirrenico". 166

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