Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 14. 1973 – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1975)

Tanulmányok – Abhandlungen - Bermond-Montanari, G.: Il problema di Celti in Romagna in relazione agli scavi di S. Martino in Gattara. XIV, 1973. p. 65–77.

neciopoli delle vallate appeniniche a queste genti( 9 ). Ancora troppo scarse e discontinue sono le ricerche archeologiehe relative a questo periodo. A S. Martino in Gattara la disposizione delle tombe all'interno e all'esterno di un cerchio ottenuto da lastre di pietra infisse nel terreno e un secondo gruppo di torabe disposte a formare un circolo trova numerosi colle­gamenti con l'area adriatica e dell'Italia centrale, ad esempio Alfidena, Campovalano, Tivoli ecc( 10 ). Anche l'uso di coprire di sassi i morti, deposti in una fossa e sempre inumati si collega ad un rituálé co­mune a popoli Italici. Non abbiamo elementi atti ad identificare un par­ticolare aspetto culturale degli Umbri. La presenza della ceramica attica significa contatti diretti coi centri commerciali che da Numana ad Adria si esten­devano lungo la costa Adriatica. I vetri mostrano una sfera d'interessi che raggiungeva il Mediterraneo orientale. I bronzi possono significare scambi e stretti contatti con l'Etruria, ma forse anche col Piceno e l'ltalia centrale( n ) mentre l'ambra giungeva dal Nord. Il vasellame d'impasto, fabbricato local mente ri­vela varie influenze, dal bucchero etrusco, alla cera­mica d'importazione greca, a forme tipiche della zona adriatica, cioè Marche ed Abruzzo. Tutte queste component! indicano una formazione estremamente complessa, ma non particolarmente indicativa per identificarne un „ethnos". Quello che per ora appare certo è l'assoluta mancanza di oggetti, che possono considerarsi appartenenti ai ,,Celti" d'Oltralpe, anche se per mezzo delle armi e di alcuni oggetti di corredo possiamo facilmente istituire dei confronti con suppellettili dei repertori transalpine Le grandi punte di lancia fogliate non hanno conf­ronti precisi con l'area italica ; gli inventari stessi delle tombe e la disposizione dei corredi ci riconducono a considerare quelle fonti antiche che descrivono gli Umbri come una propaggine dei Celti. Non è questa la sede per trattare le questioni linguistiche legate a favore di questo argomento, mi limito a sottolineare che se taie teória correva a Roma, ai tempi di Cesare, doveva basarsi su di una tradizione abbastanza dif­fusa^ 2 ). E'pure da sottolineare il fatto che noi troviamo gli Umbri storici stanziati lungo le vallate, che attra­verso l'Appennino calavano verso il centro Italia e Roma. Se questa situazione topografica, abbastanza particolare mi suggeri un tempo l'ipotesi che fossimo di fronte ad insediamente dovuti a Celti venuti in (9) M. ZTTFFA, Nuovi dati per la protostoria della Romagna. Atti e Mem. Dep. St. Patria per le provineie di Ro­magna, NS XX, 1969, p. 124. (10) G. ANNIBALDI, I rapporti culturali tra le Marche e Г Umbria nelV età del ferro. Problemi di storia e di Archeológia dell' Umbria. Atti del I Convegno di Studi Umbri. Perugia, 1964, p. 91; V. CIANFARANI, Giviltà Adriatiche. Chieti, 1972, p. 179 sgg. (11) V. CIANFARANI, Antiche Giviltà d' Abruzzo. Roma, 1969, nr. 87, tav. XXXVII, nr. 92, tav. XXXIX. (12) U. COLI, U organizzazione politica delV Umbria pre­romana. Problemi di Storia e Archeológia dell' Umbria. Perugia, 1964, 157 sgg. Italia alla fine del VI sec, ora vorrei suggerire che potesse trattarsi di quegli Umbri, già noti ad Ero­doto (I, 94; IV, 49), corne stanziati nell'ltalia set­tentrionale e quindi in grado di avère contatti e scambi con le culture coeve delle zone adiacenti. La I fase della civiltà celtica (La Tène A) che si svolge nel V. sec. a. C, corrispondente al momento di maggiore espansione della cultura greca nell'occi­dente, è caratterizzata da apporti di oggetti ed idee, che già si erano riscontrati nella fase finale di Hall­statt. Questi dati di fatto rendono difficile stabilire ciö che appartiene ai Celti invasori e ciô che in effetti è stato assorbito e reso proprio da un popolo che aveva raggiunto mete ambitissime, sedi di civiltà superior!. Per questo sopratutto il probléma di gruppi celtici eventualmente venuti in Italia alla fine del VI sec a. C. sussiste e resta aperto. Ad esempio a S. Martino in Gattara mancano le fibule di tipo La Tène, ma le cuspidi di lancia a foglia tengono tuttavia la questione aperta in questi ter­mini. Nel bolognese e nell'Emilia Occidentale la pre­senza di oggetti (fibule, armille, spadoni) appartenenti aile fasi del La Tène medio e finale, se pure in modo discontinuo ed episodico, attesta una innegabile real­tà archeologica e storica. Ma la più tangibile di­mostrazione che il territorio emiliano fu sede di genti celtiche, è la persistenza di documenti linguistici e relitti toponomastici nella attuale dialettologia pa­dana. La complessità deU'insediamento di S. Martino in Gattara infine, risulta quanto mai evidente dall'in­ventario delle tombe del relativo sepolcreto. La tomba 15, solo parzialmente edita( 13 ), si trovava aU'interno del I grande circolo. Il morto, inumato, era coperto da un grande cumulo di sassi ed era orientato Est— Ovest. Sul lato sinistro era deposto il grande alare di ferro, la kylix attica a figure nerc, la cista a cordoni, entro la quale era deposta una ,, Schnabelkanne" e accanto l'attingitoio ed il colino, ai piedi un grande vaso d'impasto, le ciotole e i vasi d'impasto buccheroide. Sulla spalla destra erano le cuspidi di lancia, mentre sul fianco destro stavano due coltelli in ferro e all'altezza del busto le fibule di bronzo. La datazione, basata sulla presenza della kylix attica a figure nere viene considerata alla fine del VI sec. a. С La ceramica impressa (fig. 1) ha carratteristiche particolari e se puô confrontarsi coi vasi di Russi( 14 ), ricorda anche la decorazione che si trova su di un anfora con anse a largo nastro, rinvenuta nel 1901 in una tomba a fossa a Fabbrecce( 15 ), una località tra Tevére e il suo affluente il Nestore. Il tentativo di collocare il sepolcreto di S. Martino in Gattara neU'ambito delle nostre conoscenze non ha approdato ad una definizione précisa ne di carat­(13) G. BERMÜND-MONTANARI, o. c, Atti e Mem. Dep. Storia Patria p. Romagna, 87 sgg. (14) C. MORIGI Govi, o. c, fig. 1,2, 17. (15) L. BANTI, Rapporti fra Etruria ed Umbria avanti il V sec. a. G. Problemi di storia e di archeológia dell' Umbria, Perugia 1964, 162, fig. 2. Г)* 67

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