VIESTNIK 9-10. (ZAGREB, 1941.)

Strana - 109

109 Comunione della domenica précédente, avevano riconosciuto il loro fatto, e dimesso il pensiero di partire col vapore del 9. senza l'assenso dei loro Vescovi, e in assenza di E. E. Rema. Li trovai fermi nel dilemma proposto al Rettore; ed in giustificazione della loro fermezza, mi provocarono di aprire una procedura, in cui se rimanevano soccombenti, s'accontentavano di subire qualunque castigo; senz' accorgersi che in si fatta procedura sarebbero stati dichiarati rei, e che il loro reato consisteva nell'impertinente dilem­ma proposto al Rettore. Per togliermi a questo impaccio ho riflettuto a' medesimi, che il loro trapasso non richiedeva una procedura; ma bensi un ravve­dimento, e ch' essi, avendo offeso il loro immediato Superiore, dovevano pensare a dargli anche una compétente soddisfazione; che io non poteva disfare l'opera di M r Arcivescovo; ma solamente per riparo al disordine da essi promosso colla loro troppo avan­zata pretesa, e che per fare quel meglio possibile, che da me si poteva, aveva deciso di conservare Matessan nella prefettura del 1° Corso con quei Chierici, che rimasero tranquilli; e ch'essi non potendo adattarsi alia sua sorveglianza, divisi per meta, dovevano passare ad esser sorvegliati, sino al ritorno di S. E., dai prefetti del 3°.e del 4°. Corso. Questa mia deliberazione, inerente ai N 1 2,3,4 del Protocollo suddetto, parve ai traviati una specie di castigo, e quindi si rifi­utarono di accetarla, quantunque m'adoperassi a sostenerla con buone riflessioni, con mire di loro perticolare interesse, e collo scopo di salvare il decoro dell'Istituto, e quello dei rispettivi loro ordinariati. Non valsero argomenti a persuaderli delle mie buone inten­zioni e quindi sono stato costretto di porli in liberté, e di lasciarli partire col vapore dei 9. ciô, che era ardentemente bramato dal Rettore dell' Istituto, e dal Cancelliere di questa Curia (come ho rilevato in seguito), e ciô che grandemente ripugnava al mio cuore. Dopo d'esser uscito dal Seminario ho creduto di mio dovere il far rapporto vocale all' Autorité politica sull avvenuto, ed impeg­nante a voler trattenere i forviati sino al ritorno di S. E. Renia colla lusinga che sarebbero rientrati in se, e che avrebbero rico­nosciuto e deplorato il loro trapasso. L'Autorità politica secondo i miei voti; fece ritirare i loro passaporti e quindi si trovano tuttora nell'Istituto sotto la sorveglianza del prefetto del 4°. Corso; ed attendono tranquilli l'arrivo di S. E. che probabilmente sarà qui domani.

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