ARHIVSKI VJESNIK 14. (ZAGREB, 1971.)

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Kraljevine S.H.S. od cijeloga otrgne, pa da je time počinio zločinstvo proti otečestva, vladatelja i Ustava označenog u §u 87 a) i b) kriv. zakona. Dokaz krivnje: Predleži samo primjerak »Nezavisna Makedonija« a uje­dno i intervjui koji su izneseni u bečkom listu »Die Stunde« broj: 328 od 6/4-1924, engleskom listu »Morningpostu« i talijanskom listu »II Secolo« 104 , 104 Članak pod naslovom: »Razgovor s Radićem. Opreka među Srbima i Hrvatima je neizglađiva«, u broju od 9. I 1924. Autor je poznati talijanski novinar i publicist Attilio Tamaro, a članak je napisao na temelju svojih razgovora sa Stj. Radićem u Beču. Opširniji prikaz citiranog članka donosi »Slobodni Dom« br. 3 od 16. I 1924, str. 2—3, a osvrće se na nj ponovno i u br. 4 od 23. I 1924, str. 7 gdje se, uz ostalo, kaže: »Radi razgovora predsjednika HRSS s talijanskim publicistom A. Tamarom, što ga je donio veliki milanski dnevnik Sekolo, luduju sveukupna beogradska i sva ostala srbska štampa«. Zatim se opetuju neki ođ Tamarovih navoda, posebno o revoluciiji i o vojsci, te se kaže da Stj. Radić nije »upravo onako govorio« kako to Tamaro reproducira, ali da je istina ono što je napisao »o beogradskoj tiraniji«. Uskoro po dolasku Stj. Radića u Beč (24. XII 1923) već je A. Tamaro imao prvi razgovor s njime, te je o tom razgovoru izvijestio Mussolinija 1. I 1924 (v. I Document! diplomatici italiani, settima série, vol. II, Roma 1955, str. 335, gdje se taj izvještaj samo spominje a ne objavljuje se njegov tekst). Ubrzo su slijedili i daljnji razgovori, pa iz »jednoga od njih«, ukoliko se odnosi na Italiju, izvještava Tamaro 16. I 1924. Mussoli­nija ovako: »Ho parlato ancora con lui suUa sua idea circa l'Italia, quando gli ho fatto l'in­tervista pubblicata dal Secolo. Afferma il Radich che in uno degli Ultimi tentativi di accomodamento fatto mediante persona di fiducia mandata a Lonđra, Pasich gli fece dire che era inutile che egli contasse sull'Italia, perché la Serbia si è gia accordata col Governo italiano per il caso d'una rivoluzione croata. Seeon do la comunicazione di Pasich, esisterbbe un patto segreto firmato o da Sforza o da Schanzer, per cui, quando scopiasse una rivoluzione croata e riuscisse a imporsi, oppure quando la Serbia stimasse opportuno compiere l'amputazione délia Croazia, l'Italia aecorderebbe alla Serbia il suo consenso per l'occupazione délia Slavonia e la Serbia riconoscerebbe libertà d'azione all'Italia sulle terre del patto di Londra, ma terrebbe per sè la Dal­mazia méridionale: sicchè la Croazia non riuscirebbe a essere se non una piccolissima terra senza vitalità. Mentre gli dava notizia di questo preteso trattato segreto, Pasich faceva appello al patriottismo di Radich, dicendogli che solo, l'unità đegli slavi tutti poteva difendere le terre slave e che una rivoluzione non avrebbe avuto altro risultato se non quello di ridurre la Croazia ai minimi termini. Radich crede che tale trattato segreto esista. Dice perö d'aver risposto a Pasich, che, se anche il trattato esistesse, egli non se ne lascerebbe impressionare in alcun modo, perché, avendone parlato tosto coi suoi amici inglesi, ha raggiunto la convinzione che l'Inghilterra non ne permette­rebbe mai l'esecuzione: informatosi a Parigi, dove pur la causa croata ha pochi amici, si è convinto ancora che la Francia, messa tra il fare un favore alla Serbia e l'mpe­dire la conquista italiana délia Dalmazia, prenderebbe senz'altro il secondo partito. Radich, che, come dicevo, contrariamente alla risposta data a Pasich, crede all'esi­stenza del preteso trattato segreto, se ne duole amaramente. Egli si dichiara pronto e disposto sinceramente a fare quel qualunque passo che l'Italia chiedesse per dimo­strare che i Croati vogliono veramente la rivoluzione e l'indipendenza e non l'auto­nomia. Egli stima di dovere — per riguardo all'opinione pubblica internazionale — esaurire tutte le azioni possibili per tentare un accordo coi Serbi, ai quali deve rema­nere la responsabilità délia rottura e del sangue. Dice che la sua azione non mira all'accordo perché egli sa che questo è imposibile, ma solo a conquistare il favore dell'opinione internazionale. Si dichiara tanto desideroso di vedere la lotta dei Croatr per la loro libertà messa sotto gli auspici dell'Italia, che sarebbe disposto anche a mutare la sua linea di condotta, se da Roma questo gli fosse domandato. Egli dice che la parte plù radicale del croatismo (il partito del diritto) per influenza di Saks è deci­samente italofila, ma che la sua non vuol esserlo meno di quella. Dispera tuttavia di avère il consenso morale e il soccorso dell'Italia, perché fu trattato male dal nostro incaricato d'affari a Londra, quando andô da lui per parlargli délia questione croata. Ricordatogli che l'altra volta m'aveva detto di non aver mai discusso con altri Italiani, mi rispose che non aveva voluto sembrare indiscreto, ma che comunque questa con me era la prima volta che avesse una discussione politica con Italiani sul problema nazionale croato. Mi soggiunse d'aver parlato a Londra qualche volta anche con certo prof. Prister, che egli ritiene venisse da lui per informare poi il Governo italiano« (Isto, str. 334—335). " Radićev navod da mu talijanski poslanik u Londonu nije poklonio pažnje vjero­jatno je točan, jer se Radić iz Londona obraćao talijanskom poslaniku u Parizu tražeći s njime razgovor. Ovaj, naime, izvještava iz Pariza 7. XII 1923. Mussolinija, kako mu je Radić poručio iz Londona, i to ponovno poručio: »che desiđerava incontrarsi con me, desiderando aceordarsi col Governo italiano«, time da se razgovor održi u Engle­skoj, jer se Radić boji doći u Pariz, da ga ne bi tamošnje vlasti »pod nekim izgovo­rom« možda »uhapsile i prognale«. Poslanik izražava i svoje mišljenje: »Un incontro con Radich potrebbe essere interessante, soprattutto se le trattative per Fiume non 167

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